Ovviamente tale nuovo progetto non potrà che partire dall’idea progettuale, ritenuta valida e rispondente appieno all’idea dell’Amministrazione (giusta Delibera di C.C. n. 47 del 24 maggio 2017), di cui al progetto presentato nell’anno 2003 dalla società SDR srl che andrà opportunamente rimodulato ed aggiornato anche in considerazione dell’epoca della sua stesura e delle sopravvenute disposizioni normative (d.lgs. n. 50/2016 e successive modificazioni), anche di carattere squisitamente tecnico ed edilizio (criteri ambientali minimi ecc.).

Sono queste le considerazioni conclusive a cui sono addivenute i due tecnici firmatari della relazione sulla riqualificazione di Piazza della Repubblica: l’architetto Francesco Cannavale (in qualità di funzionario responsabile) ed il geometra Dario Pappalardo (in qualità di tecnico istruttore).

Una relazione in cui si prova in tutti modi a salvare il salvabile e che alla fine riesce così ad essere più politica che tecnica.

Per la serie…

…nonostante tutto il cosiddetto Progetto Elefante deve andare avanti, perché la politica così vuole.

Sì, la politica.

In primis il vice-Sindaco Pasquale D’Aniello, a cui il Sindaco Vincenzo Iaccarino quasi due anni fa affidò la delega alla realizzazione del progetto di riqualificazione di Piazza della Repubblica. Il presupposto di quella delega era proprio il cosiddetto “Progetto Elefante”, vale a dire quel progetto fortemente voluto dall’ingegner Antonio Elefante (tra i principali sponsor politici dello stesso D’Aniello) e che fu al centro di un’inchiesta giornalistica che poi è stata l’atto di nascita di questo blog (leggi qui).

Insomma quel progetto è come la Misery del romanzo di Stephen King

…non deve morire.

Sarebbe la certificazione del fallimento dell’Amministrazione ed anche la rottura di quei fragili equilibri che la mantengono in piedi.

Allora per non farlo morire si rasenta l’incomprensibile e si rischia di aprire strade davvero insidiose, sotto tutti i punti di vista. Basta dare uno sguardo a quella relazione per capirlo.

I due tecnici, nel fare la cronistoria degli eventi, si soffermano anche su quanto accadde nel 2010. Quando cioè l’Amministrazione comunale di allora prese atto della cessione a titolo gratuito da parte delle società SDR e SAEC, di tutti i diritti morali e patrimoniali relativi ai progetti inerenti la procedura di project financing di cui all’avviso pubblico del 26 settembre 2003, demandando al funzionario responsabile del 5° settore gli atti consequenziali.

Sulla portata di quella deliberazione Cannavale e Pappalardo sono chiari:

A tale deliberazione non ha fatto seguito, a tutt’oggi, la necessaria formalizzazione contrattuale ai sensi dell’art. 782 c.c., che va effettuata sotto forma di atto pubblico a pena di nullità.

Insomma quella donazione a tutt’oggi è nulla.

Una nullità assoluta.

In pratica è da considerarsi inesistente: non può spiegare alcun effetto.

Di tutto questo Cannavale e Pappalardo sembrano però subito dimenticarsi. Tanto è che poche pagine dopo, quando parlano di un’altra delibera. Quella di Consiglio comunale fortemente voluta proprio dal vice-Sindaco Pasquale D’Aniello. Quella adottata nel maggio del 2017 (prima di “tutt’oggi”, cioè quando la donazione era ancora inesistente). Ebbene su quella delibera dicono sostanzialmente il contrario. Al punto da concludere che non si potrà che partire che…

…dall’idea progettuale, ritenuta valida e rispondente appieno all’idea dell’Amministrazione (giusta Delibera di C.C. n. 47 del 24 maggio 2017), di cui al progetto presentato nell’anno 2003 dalla società SDR srl.

Non ci crederete ma, secondo i due, non si potrà che partire da quel progetto che non è del Comune, perché frutto di una donazione nulla, inesistente e che non può spiegare effetti.

E’ l’apoteosi!

Inoltre, sempre Cannavale e Pappalardo, sempre in relazione al Progetto mai donato ritengono che:

  • non sia conforme né al PUT né al PRG per quanto attiene la possibilità di realizzare nuove volumetrie a destinazione terziaria;
  • non sia conforme al PRG per quanto attiene i tre piani interrati.

Più tutta un’altra serie di contestazioni.

Nonostante anche tutto questo, però, non si può che partire da lì: da quell’idea progettuale.

Quale verrebbe da chiedersi?

Quella che non è del Comune e che nei punti essenziali non è nemmeno conforme al PUT ed al PRG?

Insomma quel progetto è davvero come Misery, non deve morire, perché se muore quel progetto rischia di morire tutto.

Allora meglio tenerlo in vita, seppure artificialmente, ancora per un po’.