Accogliamo con grande soddisfazione la notizia che, su indirizzo dell’Unità di Crisi Regionale per l’Emergenza Covid-19, la nostra Azienda Sanitaria nelle persone del direttore generale Gennaro Sosto e del direttore sanitario Gaetano D’Onofrio ha autorizzato la presenza nei locali della Clinica San Michele di Piano di Sorrento di Unità Speciali di Continuità Assistenziali (USCA).

È il comunicato che appena tre giorni fa, il Sindaco Vincenzo Iaccarino affida alla propria pagina Facebook, social privilegiato assunto ormai quale suo canale ufficiale di comunicazione.

Insomma, della struttura ormai chiusa da oltre otto anni, qualcosa se ne doveva obbligatoriamente fare; tutto è cominciato con l’invito ufficiale, sempre a mezzo Facebook, dell’ex sindaco ed ex consigliere comunale di Sorrento, Marco Fiorentino: ma di questo il blog già se ne è occupato (https://tinyurl.com/yx48gjug).

Tornando all’annuncio, in sostanza si tratta di consentire e garantire continuità assistenziale (ex guardia medica) a coloro che necessitassero ma non affetti da sintomi o patologie adducibili al coronavirus, dedicando quindi una unità speciale ai pazienti affetti da COVID-19 che non richiedono di ricovero ospedaliero.

Ottimo, nulla da eccepire, se non fosse che il Decreto Legge n.14 del 9.3.2020, all’articolo 8 comma 1, prevede innanzitutto che le regioni istituiscano l’U.S.C.A. per ogni 50.000 abitanti, entro il 19 marzo, quindi già in ritardo, e fatto fondamentale, che l’unità speciale sia istituita presso una sede di continuità assistenziale già esistente.

E qui già ci sarebbe una prima evidente anomalia consistente nel perché non si sia “sfruttata” una struttura già in essere.

Appena il tempo di considerare marginalmente gli aspetti tempistici e logistici della questione, e il giorno seguente, venerdì 3 aprile, Positano News titola: “Partono i lavori alla Clinica San Michele per l’emergenza covid-19 – e nel testo dell’articolo – la conferma, ieri Clinica San Michele è stata ufficialmente riaperta e questa mattina sono iniziati i lavori di ristrutturazione per garantire la funzionalità della struttura, aumentando così il numero dei posti letto che potrebbero essere necessari in questa grave emergenza socio-sanitaria”, il tutto corredato di video a conferma degli operai al lavoro (https://youtu.be/NARSN7anKXM).

Nel prosieguo dell’articolo poi si spiega meglio: «La Clinica ospiterà medici e personale sanitario per la gestione domiciliare dei pazienti affetti o sospetti di infezione da coronavirus».

Cioè, nessun posto letto in più.

Chiaro?

Ma le istituzioni sono felici, raggianti per il risultato ottenuto, se non fosse che ci viene un dubbio e chiediamo delucidazioni, ma al Palazzo comunale dell’inizio dei lavori nessuno sa niente.

Effettivamente, è vero che il D.L. n.17 del 18.3.2020 all’articolo 4, disciplinando le aree assistenziali temporanee, consente che le opere edilizie strettamente necessarie a rendere le strutture idonee all’accoglienza e alla assistenza, possano essere eseguite in deroga al testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, alle leggi regionali, piani regolatori e regolamenti edilizi locali, ma anche che i lavori possono essere iniziati contestualmente alla presentazione della istanza o della denunzia di inizio di attività presso il Comune competente.

E se non c’è un inizio di attività, chi ha finora controllato e chi mai controllerà che i lavori siano effettuati con le dovute cautele e precauzioni dettate dall’emergenza, che si stiano utilizzando gli idonei dispositivi di protezione individuale, che siano assicurate le dovute distanze di sicurezza, che i locali siano sanificati, insomma, che la ditta e gli operai garantiscano i protocolli atti a scongiurare contagi da cononavirus?

Salvatore Mare