E’ passato esattamente un anno da quando mi ponevo questo quesito.

Oggi celebrazioni ovunque per quel che sarebbe dovuto essere il compleanno di Giancarlo Siani.

Ne avrebbe dovuti compiere 59, invece si è fermato ad appena 26.

Celebrazioni, ma anche il ricordo di questo mio scritto, che vi ripropongo così come lo partorii l’anno scorso, in occasione dell’anniversario della morte. Quando per ragioni ancora sconosciute, mi ritrovai con il profilo del social Facebook bloccato ed il progetto del Talepiano non ancora partito.

Insomma senza “voce”.

Johnny Pollio

 

E’ diverso frequentare il social da rinchiuso nella quattro mura del “mio soggiorno obbligato”.
Scorri i post degli amici, le riflessioni nei gruppi in maniera molto più superficiale: sai che non puoi rispondere. 
Allora ti capita frequentemente di estraniarti.

Di pensare ad altro. 

Così ieri sera, mentre ero ad osservare il monitor prima di andare a dormire, ho sentito bussare nella mia testa.

Ho aperto timidamente e dinanzi a me si è presentata la pagina del mio libro di lettura di terza elementare. 

Altri tempi quelli, tempi in cui a scuola avevi solo due libri: quello di lettura e il sussidiario.

Sulla pagina, su quella pagina era appena accennato il disegno di uomo, un mendicante. Accanto vi era il titolo:

“Se Cristo domani bussasse alla tua porta…lo riconoscerai?”.

Una poesia, a dir poco sconvolgente per un bimbo di otto anni, del giornalista francese Raoul Follerau.

Come per incanto non so quale misterioso anfratto del mio cervello ha cominciato a sparare parole a raffica.

Sembrava una “slot machine” quando azzecchi la combinazione vincente.

Senza accorgermene stavo recitando meccanicamente quella poesia.

Più la recitavo e più mi sconvolgevo. Esattamente tutto come quasi quarant’anni fa. 

D’un tratto però l’immagine del mendicante è iniziata a sbiadirsi. Ha lasciato il posto ad uno sbarbatello con gli occhiali. Una specie di nerd ante litteram al volante di una Mehari.

L’ho riconosciuto subito era Giancarlo.

Giancarlo Siani.

In effetti ieri era l’anniversario di quanto fu freddato sotto casa. Non che me lo fossi ricordato da solo, per carità.

Ci aveva pensato facebook o meglio i suoi utenti, che per tutta la giornata avevano fatto sfilare come nella più celebre delle case di moda pensieri e condivisioni sul giornalista assassinato dalla camorra.

“Il giornalista libero. Il cittadino libero”.

Ancora pochi attimi ed ho capito dove quei maledetti gnomi che iniziano a popolare la mia foresta cerebrale quando cala la notte (ne sanno qualcosa i miei amici Gennaro Esposito, Corrado Soldatini, Piter Cardone e Gianni Pane) stessero conducendo il mio ragionamento.

E se anziché Cristo a bussare alla mia porta domani fosse Giancarlo, lo riconoscerei?

Innanzitutto chi sarebbe?

Un portavoce? Uno di quei tanti portavoce che oggi fanno la fortuna/sfortuna dei politici?

O un narratore di sagre e convegni?

Uno spudorato copista di notizie altrui?

O un intervistatore telecomandato dal suo intervistato?

Un addolcitore di articoli filo-governativi?

O un cronista da salotto?

Probabilmente niente di tutto questo.

Giancarlo sarebbe quello che oggi viene definito hater

Un maledetto!

Uno che anziché raccontare di quanto siamo belli e quanto siamo buoni, sparerebbe quotidianamente tonnellate di merda su questa società (prima che classe politica) sempre più simile ad un malato terminale. 

Giancarlo sarebbe ancora un “guardone” dell’informazione. Fermo lì a spiare dal buco della serratura per vedere mentre politica ed interessi economici (più o meno leciti) copulano per generare malaffare.

Giancarlo sarebbe più solo di quando lo è stato in quella Mehari quella sera del 23 settembre di 32 anni fa.

Allora Giancarlo ascoltami. 

Non bussare a quella cazzo di porta. Ne resteresti deluso. Ti ucciderebbero una seconda volta. In maniera meno cruenta, ma più umiliante. 

Continua ad illuderti. 

A credere che chi oggi ti commemora starebbe davvero dalla tua parte.

Non ci crederai, ma siamo riusciti persino a peggiorare da quando ci hai lasciati.

Maledetti gnomi, i fatti vostri non ve li fate mai?