A distanza di pochi giorni mi sento in dovere di tornare su un argomento che sembra essere diventato l’unico vero fardello dell’Amministrazione guidata dal Sindaco di Sorrento Giuseppe Cuomo.

L’aver vietato le “nozze gay” nel Chiostro di San Francesco a due giovanotti.

Allora chiariamo un punto: sgombriamo il campo dagli equivoci.

Cuomo non ha vietato un bel niente!

Non l’ha fatto perché non poteva farlo. Non poteva farlo per la ragione più banale che possa esserci:

Non esistono nozze gay

Non esistono matrimoni tra persone dello stesso sesso, almeno non esistono ancora.

Ciò che esiste sono le unioni civili, ma sono un’altra cosa.

Le unioni civili nascono da una legge, la cosiddetta Cirinnà

Quella legge dice, ma soprattutto non dice.

Qui casca l’asino…

…come dice un antico brocardo.

Cosa non dice?

La cosa principale: non dice che l’unione civile è la stessa cosa del matrimonio.

Basta leggere il testo normativo per averne contezza. 

Ad esempio la Cirinnà nell’enucleare gli obblighi nascente dall’unione civile ne omette due che invece ci sono per chi si sposa:

  1. l’obbligo reciproco della fedeltà;
  2. la collaborazione nell’interesse della famiglia.

Il secondo appare il meno importante, ma è quello decisivo. Nella Cirinnà non leggerete mai la parola famiglia, nelle norme che disciplinano il matrimonio la leggerete sempre.

Perché?

Perché da un unione civile non nasce una famiglia. Da un matrimonio sì

Non lo dico io, ma l’ha detto il Legislatore, sì proprio quello della Cirinnà.

Capito che inganno?

E sapete poi perché Cuomo non ha violato una cippa?

Sempre perché lo dice la Cirinnà.

Incredibile, ma vero.

Articolo 1, commi 2 e 3:

“Due persone maggiorenni dello stesso sesso costituiscono un’unione civile mediante dichiarazione di fronte all’ufficiale di stato civile ed alla presenza di due testimoni.

L’ufficiale di stato civile provvede alla registrazione degli atti di unione civile tra persone dello stesso sesso nell’archivio dello stato civile”.

Tutto qui.

Questo è il solo obbligo che ha il Comune per il tramite dell’ufficiale di stato civile.

Per il matrimonio invece le cose cambiano, basta leggere il codice civile, articolo 106:

“Il matrimonio deve essere celebrato pubblicamente nella casa comunale davanti all’ufficiale dello stato civile al quale fu fatta la richiesta di pubblicazione”.

Celebrato, e pure pubblicamente, nella casa comunale. Ciascun Comune poi, con proprio atto, può prevedere anche altri luoghi in cui celebrare il matrimonio.

Sempre celebrare però e sempre pubblicamente.

Insomma per l’unione civile si parla di dichiarazione (come quando si va a dichiarare la nascita di un figlio o la perdita di un congiunto o il cambio di residenza), per il matrimonio si parla di celebrazione pubblica.

Per la prima non scatta nessun obbligo, per la seconda sì. 

Come Cuomo non è tenuto a concedere il Chiostro per raccogliere una dichiarazione di nascita o un cambio di residenza, così non è tenuto a farlo per raccogliere una dichiarazione di unione civile. 

Allora che colpa ne ha Cuomo se la legge Cirinnà altro non è che un accordo politico al ribasso

Una legge nata nella scorsa legislatura e frutto di un compromesso tra la sinistra di maggioranza (o presunta tale) renziana e l’ala cattolica di maggioranza (o presunta tale), rappresentata dal mitico Angiolino Jolie Alfano.

In conclusione se proprio qualcuno voleva manifestare contro ciò che è accaduto, non doveva andare al Chiostro di San Francesco, ma davanti a Montecitorio o, al massimo sotto la casa della Cirinnà e di quegli esponenti della sinistra (o presunta tale) che all’epoca pur di non far cadere il Governo, pur di mantenersi le poltrone hanno accettato questo accordo politico al ribasso.

Johnny Pollio