Il senso della serata, dell’inaugurazione della campagna elettorale del Sindaco uscente Peppe Tito, è forse tutto nelle parole del Capogruppo del Partito Democratico alla Città Metropolitana Giuseppe Iossa:

Sono sorpreso, mi sarei aspettato che Tito fosse stato l’unico candidato.

Tito invece non è l’unico candidato, ce ne sono altri due a sfidarlo, ma poco conta.

Meta è la nuova Titograd e lui, Peppe Tito, ne è consapevole.

Tra il pubblico a rendergli omaggio c’erano praticamente tutti, sia amici che nemici. Giunti da ogni dove, anche dai territori contigui. Da Vico Equense e da Massalubrense i Sindaci: Andrea Buonocore e Lorenzo Balducelli. Da Piano di Sorrento addirittura Sindaco (Vincenzo Iaccarino) ed aspirante Sindaco (l’attuale vice Pasquale D’Aniello), scortati dal Portavoce Vincenzo Califano e dall’Assessore Sergio Ponticorvo. Simboliche, invece, le presenze santanellesi e sorrentine. Solo la segretaria cittadina del PD Lucia Gargiulo e l’ex vice-Sindaco Rosario Fiorentino.

Nei panni di presentatore un veterano del giornalismo peninsulare, Antonino Siniscalchi. Firma storica del Mattino di Napoli.

Sul palco si sono scambiati il testimone, oltre a Iossa, la consigliera regionale del PD Enza Amato, l’Assessore regionale alla Pubblica Istruzione Lucia Fortini e l’europarlamentare a caccia di voti per la riconferma Giosi Ferrandino.

Tutti all’unisono a ripetere:

Quant’è bbuono, quant’è bello chist’amico Peppiniello.

Ad ogni sviolinata, il pubblico ammaccava la testa e partiva in controcanto…

E’ ‘o vero, è ‘o vero.

Fino all’apoteosi finale, con il microfono finalmente nelle mani del demiurgo metese.

Una decina di minuti di autocelebrazioni, intervallate da qualche attimo di emozione, con tanto di lacrima sul viso. Quanto basta per mandare ancora più in estasi il popolo festante.

In cinque anni abbiamo fatto 250 interventi.

Ha ripetuto più volte. Ad ogni ripetizione l’applausometro saliva sempre più di intensità. Perché lui è il Sindaco dei fatti, non quelle delle parole. Anzi con le parole non ci va troppo d’accordo.

E’ stesso lui a dirlo. A vantarsene, perché è il Sindaco del Popolo. Quello che riceve senza appuntamenti e che non siede dietro la scrivania. Quello che parla la lingua del popolo, con tanto di violenza ai congiuntivi. Però contano i fatti. Contano i…

…250 interventi in cinque anni.

E quando alla fine prova a fare il falso modesto, lasciando intendere che l’elezione è ancora tutta da giocare, a momenti parte la rivolta popolare, guidata dall’ingegnere Giuseppe Russo.

Quale elezione?

A Titograd non si vota si acclama.

Anche i suoi candidati lo sanno e se ne restano seduti buoni buoni negli scranni collocati ai margini del parterre de rois. Opta addirittura per una mimetizzazione tra la folla l’ingegnere Graziano Maresca, il vice-Sindaco esterno in pectore.

Non è la sua serata. Non si parla di programma e di progetti.

Si coniuga solo il verbo Tito.

Al passato, al presente ed al futuro.

j.p.