Che al Consiglio comunale ieri sera sarebbe andata in scena l’ennesima serata alla Corrida di Corrado lo si era percepito sin dalle prime battute.

Chiamati a discutere su un emendamento alle aliquote presentato dalle opposizioni, i Consiglieri del gruppo Piano nel Cuore avevano già iniziato a sciorinare le ormai rituali proprie teorie innovative in campo giuridico e politico. La fiera delle perle proseguiva anche sulle prime interrogazioni. Si trasformava ufficialmente poi nel festival delle “minchiate”, grazie allo sciagurato intervento della capogruppo Marilena Alberino che, prima di iniziare la discussione sull’ordine del giorno relativo al decreto sicurezza, si alzava in piedi e annunciava:

Chiediamo il ritiro dell’argomento perché non c’è stato il tempo per ascoltare tutti i componenti del gruppo.

A guardarsi stupiti erano stesso i suoi.

In primis il Presidente del Consiglio comunale Mario Russo, che era rientrato da pochi minuti in aula con il coltello già serrato tra i denti. Anche il Sindaco Vincenzo Iaccarino si mostrava sorpreso. Addirittura la Consigliera di maggioranza targata PD, Marialaura Gargiulo, per evitare imbarazzi, aveva lasciato anzitempo la discussione.

Insomma nulla lasciava sospettare che ci sarebbe stato un finale così a sorpresa.

Dalle opposizioni giustamente insorgevano. La convocazione della seduta di ieri era stata chiesta un mese fa proprio dalle minoranze e proprio per discutere di quell’argomento. Un ordine del giorno standard, di quelli che stanno girando nei Consigli comunali di mezza Italia.

Una paginetta stentata.

Ed ora, la rappresentante ufficiale della maggioranza faceva sapere che non erano stati in grado di leggere quelle paginetta stentata in un mese?

E se ne accorgevano solo ora?

Non avrebbero potuto dirlo in riunione di capigruppo? Non avrebbero potuto dirlo pochi minuti prima, quando avevano chiesto ed ottenuto l’inversione dell’ordine del giorno per trattare prima gli argomenti relativi agli atti propedeutici al bilancio? Un modo per consentire al Ragioniere Capo Vincenzo Limauro un più agevole ritorno nella natìa Agerola.

Troppo.

Davvero troppo.

Tanto che persino il lider maximo di Podemos, Raffaele Esposito, dimenticava il suo passato da “democristiano” del PCI e si trasformava in un barricadero.

Da oggi in poi non avrete più il mio rispetto.

Faceva sapere.

Tra l’irritato e lo schifato era anche il tono dei successivi interventi di Salvatore Mare, Antonio D’Aniello e Monia Cilento. Il Sindaco Iaccarino, avendo capito che la frittata era ormai cotta a puntino, provava a mettere una pezza. Si “scommava” praticamente le unghie a sangue, nel vano tentativo di arrampicarsi su quello specchio che sfacciatamente gli aveva eretto pochi istanti prima la Alberino.

Il risultato era un nulla di fatto, anche se i numeri consentivano il rinvio della discussione.

Il peggio, però, doveva ancora venire.

Già perché la minoranza, irritata da quell’atto di autentica codardia politica, si irrigidiva. Il rappresentante del Movimento 5 Stelle, Mare, lasciava subito intendere – contrariamente a quelli che erano stati gli accordi della vigilia – di non essere più disposto nemmeno a ritirare la mozione riguardante il futuro di Piazza Mercato.

Così la palla passava nuovamente alla Alberino che ancora una volta prendeva la parola per chiedere un ennesimo rinvio.

A motivare la decisione erano invece il vice-Sindaco Pasquale D’Aniello e lo stesso Sindaco Vincenzo Iaccarino.

Consentire agli uffici ed al nuovo funzionario di fare l’istruttoria sulla fattibilità del progetto.

Come come?

Era ancora Raffaele Esposito a tuonare:

Io penso che il Sindaco ed il Vice-Sindaco, nei loro interventi hanno detto delle cose che, per un amministratore che ha un’esperienza politica di tanti anni…mi è venuto un freddo addosso. Pensavo: è il picco dell’influenza, il nervosismo di quello che è successo o devo tornare alla scuola che ho fatto e che tanti non hanno fatto per avere cognizione di come si fa il Consigliere comunale. Voi affermate con una tranquillità che mi fa venire i brividi. Dite che dovete capire se è fattibile questo progetto. Ebbene vi chiedete se è fattibile se un progetto quando lo avete già approvato? Cioè voi approvate un progetto nel 2010. Lo riapprovate nel 2017 e oggi ci chiedete un rinvio per capire se quel progetto è fattibile.

Roba da alzarsi in piedi in un applauso spella mani.

Persino dai banchi della maggioranza qualcuno annuiva.

Di lì a poco scattava il panico, il fuggi fuggi generale.

La seduta era sospesa.

Anzi no.

Sospesa di fatto, ma quella sospensione nessuno l’aveva chiesta. Né votata. L’Assessore Rossella Russo si svegliava giusto per un secondo. Faceva notare al marito, il vice-Segretario Giacomo Giuliano, che così non andava bene. Senza sospensione deliberata non c’era il numero legale.

Giuliano, entrato dalla panchina per sostituire uno spossato Segretario ufficiale Michele Ferraro, conveniva con la teoria della consorte. Richiamava a forza tutti in aula. Questa volta si sospendeva ufficialmente.

Dal conciliabolo nel corridoio usciva fuori che quella mozione, così com’era, non poteva essere votata. Veniva chiesto un voto per impegnarsi a dismettere un progetto (il famoso progetto Elefante) che tutti sanno, forse persino il neo-Assessore Marco D’Esposito, non essere di proprietà del Comune.

Nun se po’ ffà!

Ora era la minoranza a provare a correre ai ripari. Si mettevano all’opera Raffaele Esposito e Salvatore Mare che provavano ad emendare la mozione. La riscrivevano negli intenti. Non più dismissione del progetto, ma revoca delle delibere.

Insomma tentavano di far lievitare un babà con del calcestruzzo.

Il risultato era catastrofico. Tanto che il vice-Sindaco Pasquale D’Aniello, dopo un breve consulto nei “camerini” con il portavoce Vincenzo Califano, tornava in aula trionfante e sbeffeggiava:

Non si può revocare una delibera con una mozione.

Ci mancava solo il tiè ed il lallallalalla finale.

Effettivamente anche questo nun se po’ ffà.

Era il delirio, venivano bocciate nell’ordine emendamento e mozione.

Il papocchio era servito.

Si poteva tornare a casa.

Spaesati, avviliti.

C’o fridd’ ‘ncuollo (parafrasando Raffaele Esposito) e non tanto per la grandinata, sputata pochi attimi prima da Giove Pluvio.

Perché è proprio così: se davvero Esposito manterrà fede alla promessa fatta, se davvero cingerà la propria fronte con la fascia di Rambo, questa maggioranza non potrà permettersi, per lo scorcio di consiliatura che le resta, di andare in Consiglio con il più preparato di loro che al massimo si è limitato a leggere data ed ora della convocazione.

I mesi che che verranno saranno un’ecatombe.

Ora a Iaccarino il difficile compito di tirare fuori questa vacca che allegramente sta sguazzando nelle fave.

Lo avrà capito e, soprattutto, ci riuscirà?

j.p.