E’ sempre lui il protagonista: il Consigliere regionale Alfonso Longobardi.

Lo ricordate?

Quello che annunciò che avrebbe modificato il PUT, inserendo anche l’housing sociale, e poi fu costretto a fare marcia indietro perché non si poteva fare come voleva fare lui. Se non lo ricordate leggete (qui) o anche qui.

Ora Longobardi cambia bersaglio e ci porta a conoscenza dell’ennesimo successo della sua politica del fare…

Avete letto bene:

Approvata in Regione la variante al PUT per il rifacimento della stazione della circumvesuviana di Sant’Agnello.

Comm’è forte Longobardi!

Il Sindaco di Sant’Agnello, Piergiorgio Sagristani, faticando a restare nella pelle, rilancia la notizia sul proprio profilo facebook, con tanto di pubblicazione della Delibera di Giunta Regionale che esprime il parere favorevole alla variante, prima di trasmetterla al Consiglio regionale a cui, secondo loro, spetterebbe l’ultima parola.

Popolo dei semperlike in delirio.

Ci voleva proprio in un momento così buio, quantomeno per scacciare i nuvoloni dell’housing sociale.

Finalmente una bella notizia.

Nella delibera di Giunta condivisa sui social da Sagristani ci viene spiegato anche come faranno in Regione a fare ‘sta “scienziaria”.

Tirano fuori una vecchia norma arraffazzonata in una delle tanti finanziarie zibaldone. L’articolo 13 della Legge regionale numero 1 del 19 gennaio 2007 che così recita:

1. Nei procedimenti di approvazione delle opere pubbliche e di interesse pubblico, le varianti ai piani territoriali paesistici sono proposte dalla Giunta regionale e approvate dal Consiglio regionale, sentite le commissioni consiliari competenti per materia, che si esprimono nel termine inderogabile di trenta giorni dalla richiesta.

C’è un unico grosso problema: quella norma potrebbe essere applicata qualora la Regione Campania fosse dotata di un Piano Paesaggistico Regionale, vale a dire di uno di quegli strumenti programmatici da condividere in un apposito accordo con lo Stato che resta titolare in materia di paesaggio, così come prevede il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. A quel punto i Piani territoriali paesistici sarebbero sotto ordinati al Piano Paesistico Regionale concordato con lo Stato.

Siccome però il Piano regionale ad oggi non esiste ancora,  i piani territoriali paesistici, a cui certamente può essere equiparato il PUT, non sono modificabili dalla Regione senza l’accordo con lo Stato.

Capito un poco?

Lo diciamo noi?

Non scherziamo proprio lo dice la Corte Costituzionale, non solo nella ormai celebre sentenza ammazza-housing che fu oggetto del parere del Professor Fernando Pinto, anche in altre due. La prima contro la Regione Liguria e la seconda contro la Regione Basilicata.

Che avevano fatto le due Regioni?

Avevano pensato bene di prevedere le varianti ai Piani Paesistici senza coinvolgere lo Stato e la Corte Costituzionale le ha subito castigate.

D’altronde sembra anche logico: vi sembra possibile che un PUT che non può essere modificato da una legge ordinaria possa mai subire varianti con una una legge ordinaria?

E che varianti poi. Già perché oltre alla opere pubbliche si potrebbero così prevedere anche opere di interesse pubblico, persino di privati. Ad esempio: parcheggi, palestre, comparti di housing sociale…

Ops che abbiamo detto!

Potrebbero insomma stravolgere a botta di varianti il PUT, alla faccia della legge nazionale, dello Stato e pure della Corte Costituzionale.

E allora?

Allora ancora una volta la politica del fare dell’onorevole Alfonso Longobardi rischia di trasforamarsi nel fare una palla corta, per buona pace del Sindaco di Sant’Agnello Piergiorgio Sagristani.

Ancora una volta lo diciamo e lo diciamo prima, poi dopo non dicessero che siamo fetenti.

Clan di Bertoldo