E’ legittima l’acquisizione a patrimonio del Comune di Sorrento dell’area di sosta di via Cesarano 1 di proprietà della Torquato Tasso scarl.

A stabilirlo è stata la settima sezione del Tar Campania Napoli con una sentenza pubblicata nella giornata di oggi.

Un vero colpo di scena.

Secondo i giudici amministrativi non ci sarebbero vizi nell’iter seguito dall’Ente.

La vicenda lunga ed articolata nasce nel 2006, quando a seguito di  un accertamento del Corpo Forestale dello Stato si riscontrava che il fondo era stato

“…adibito per la quasi totalità della superficie a parcheggio – deposito auto”.

A distanza di due anni l’Amministrazione comunale provvedeva ad avviare procedimento amministrativo finalizzato al ripristino dello stato dei luoghi. Procedimento che si concludeva con un ingiunzione di demolizione inviato però alla sola responsabile dell’abuso che all’epoca era anche rappresentante legale della cooperativa.

Il provvedimento non veniva impugnato dalla predetta società, evidentemente, proprio perché lo considerava erroneamente notificato.

Intanto la procedura andava avanti e dal Comune arrivava anche il provvedimento di inottemperanza all’ordine di ripristino. Questa volta la T.Tasso impugnava l’atto al TAR contestando il primo errore di notifica.

Il TAR però rigettava il ricorso da parte della T.Tasso.

A quel punto il Comune di Sorrento provvedeva alla trascrizione dell’acquisizione nei confronti della Piccola Società Cooperativa Torquato arl, oggi  Torquato Tasso scarl. La società, però, contestava l’atto e chiedeva la revoca in autotutela dell’avvenuta acquisizione del fondo in questione. Adducendo sempre le stesse motivazioni.

Il Comune rigettava la richiesta e la Tasso ricorreva al TAR che con la sentenza depositata oggi pone fine alla lunga querelle.

I giudici amministrativi hanno infatti evidenziato che…

“…non v’è dubbio, da un lato, che la signora Cacace vada qualificata come responsabile dell’abuso e, dall’altro, che la società ricorrente non abbia provato la sua completa estraneità alla realizzazione dell’opera abusiva, né di essersi adoperata per impedirla con tutti gli strumenti offerti dall’ordinamento”.

Ora, a meno che i privati non decidano di ricorrere al Consiglio di Stato, l’area dovrebbe rientrare definitivamente nel patrimonio del Comune di Sorrento.