Il mosaico redazionale de Il Talepiano si arricchisce di un nuovo tassello con la pubblicazione di tre brevi gialli ispirati a fatti realmente accaduti nel nostro territorio.

I racconti s’inseriscono nella collana “Casa d’Arma“, di cui fanno parte altri miei scritti impostati anche su vicende d’invenzione,  ma sempre ambientate in Penisola Sorrentina.

Immaginarie o reali che siano, le storie si avvalgono  della collaborazione tecnica dell’Arma di Piano di Sorrento, in modo da poter fondare le trame romanzate su dinamiche aderenti  alla veridicità legata alla prassi operativa delle indagini.

La trilogia destinata alla pubblicazione in questo blog, si apre con il racconto “Unabomber: il bombarolo della costiera“, ispirato a uno dei casi più discussi qui in Penisola, risalente all’estate 2010 (per leggere CLICCARE QUI).

Segue “Sotto controllo“, una vicenda relativa ai numerosi episodi di stalking verificatisi nel nostro territorio (per leggere CLICCARE QUI).

Infine, “Non mi lasciare“, la narrazione del sequestro di una bambina, avvenuto a Meta nella primavera del 2015 (per leggere CLICCARE QUI).

Di “Casa d’Arma” ho già fornito qualche anticipazione, sia con un articolo dedicato al maresciallo Mollica, (per leggere CLICCARE QUI) sia con un’anteprima della scorsa primavera, per l’uscita di “Miserere mei“, una storia d’invenzione, che ha tratto ispirazione dai nostri riti processionali della Settimana Santa (per leggere CLICCARE QUI).

L’idea di cimentarmi nel genere giallo e di contestualizzarne le vicende nella caserma di Piano di Sorrento è nata quasi per caso.

Diversi mesi fa, due amici “addetti ai lavori”, leggendo un mio racconto, hanno colto una certa suspense.

Entrambi, in separata sede, hanno suggerito l’idea di dedicarmi ai gialli , che incontrano tanto favore di pubblico nel panorama letterario del nostro tempo.

Non sono un’amante di questo genere, fatta eccezione per la fresca e sagace vena narrativa di Andrea Camilleri, che non ha mancato d’ispirarmi in questa nuova avventura, in cui ho provato a mettermi in gioco.

Un’idea avviata in modo fortuito, un’esperienza formativa rivelatasi da subito gratificante e ricca di stimoli.

Così è nata “Casa d’Arma“.

Ho scelto questa denominazione per  indicare sia il nome della serie narrativa, sia la caserma dei carabinieri di Piano di Sorrento, ovvero il luogo che fa da denominatore comune alle varie trame.

In “Sonata in Sol Minore“, il primo racconto della collana, è  il maresciallo Paolo Castaldi a rivelare le origini della nomenclatura “Casa d’Arma”:

« (…) esco dalla caserma, da “Casa d’Arma”, come la chiamano qui in Penisola Sorrentina.

(…) Il palazzo è diventato sede della stazione dei Carabinieri nel 1934.  Prima aveva una destinazione residenziale, era abitato da Amelia Raggi e dal marito Gaspare Nuoro, luogotenente  dei Carabinieri. I due non avevano avuto figli, così nell’anzianità, la donna fece testamento lasciando la proprietà all’Arma del distretto retto dal consorte,  quello comprendente i comuni di Piano di Sorrento e di Meta.

Il comandante Nuoro si era lusingato di quest’attenzione della moglie. All’epoca la  sua sede lavorativa  era collocata in un palazzo fatiscente di Meta, una sistemazione un po’ precaria, in attesa di ristrutturazione e con un alto rischio di chiusura e di assorbimento dell’organico nella stazione di Sorrento.

L’inaspettata donazione della signora Raggi fu dunque salutata da tutti con grande entusiasmo.  Si organizzarono degni festeggiamenti e durante la cerimonia inaugurale fu posta  un’iscrizione al lato dell’ingresso della caserma per ricordare ai cittadini l’importante lascito.

In paese si era vociferato molto dell’evento,  ne avevano scritto anche i giornali locali. Alcuni articoli sono stati incorniciati e sono tuttora in bella mostra, appesi lungo le pareti dei nostri uffici: “Amelia Raggi dona il palazzo di famiglia all’Arma dei Carabinieri del distretto di Meta e Piano di Sorrento”; “Sorprendente donazione all’Arma da parte della ricca ereditiera sorrentina”.

Insomma,  grazie a madame Raggi, oggi lavoro qui, a “Casa d’Arma”.

Già  pochi giorni dopo l’inaugurazione della nuova sede operativa, tra i cittadini si era diffusa questa espressione, come a marcare l’originaria vocazione residenziale dell’edificio, poi diventato “abitazione” dell’Arma.

Ormai questa stazione è identificata così. Anche quando le testate giornalistiche scrivono di noi, utilizzano questa dicitura (…) »

Il maresciallo Castaldi, metodico e risoluto, è un personaggio d’invenzione, così come tutto l’entourage di “Casa d’Arma“: l’anziano e severo luogotenente Armando Baschi, il riservato e zelante maresciallo Giovanni Prati, l’allegro e scanzonato brigadiere Pasquale Petracchi, napoletano doc,  o ancora il neo arruolato e giovane carabiniere Alessandro Marsi e  svariate altre figure, che avranno ruoli ora primari, ora secondari nei vari episodi della serie.

Non ho la presunzione di pormi come “giallista”: “Casa d’Arma” non mira a fornire trame avvincenti segnate da ritmi incalzanti e misteri inquietanti. Vuole piuttosto essere l’occasione per  cogliere i molteplici e variegati aspetti dell’animo umano. A raccontarsi può essere l’indagatore di turno, alle prese con le  responsabilità del caso; può parlare di sé la vittima, spesso  invasa da ansie e timori; fino ad arrivare alla narrazione introspettiva del reo,  chiuso nelle fragilità e nel suo male di vivere.

Mariaelena Castellano

Un sentito ringraziamento al tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questa trilogia: al comandante Daniele De Marini e all’Arma dei Carabinieri di Piano di Sorrento per avere da subito sostenuto con entusiasmo questo progetto, fornendomi i necessari suggerimenti tecnici negli svolgimenti delle trame;  a quanti con racconti e testimonianze mi hanno trasmesso le loro emozioni. 

Emozioni che ho provato a narrare per far sì che anche i “casi di cronaca” si riapproprino di un più forte senso del sentire umano.

Ringrazio inoltre l’amministratore del Talepiano, Johnny Pollio, per avermi “arruolata” nel suo blog e per la piena fiducia mostratami nelle varie iniziative intraprese;  Gino Fienga (Casa Editrice Con-fine) e Vincenzo Aiello (inviato culturale per Il Mattino di Napoli) per avermi incanalata nel genere giallo; il carabiniere Elio Ziveri, per l’idea di ambientare le vicende in Penisola Sorrentina e, “last but not least”, lo scrittore Giovanni Leone, per i preziosi insegnamenti relativi a questa meravigliosa esperienza di nome Scrittura.