Accantoniamo per una attimo le sorti dei fabbricati dei Colli di San Pietro e del loro “Piano Casa” e lasciamo anche la Città di Piano di Sorrento.

Quella che vi proponiamo è però solo una piccola gita fuori porta. Pochi chilometri e ci ritroviamo in località La Conca. Lì dove il confine territoriale del Comune di Meta si diluisce in quello di Vico Equense.

Il 30 novembre del 2014 in quel luogo si celebrò un evento epocale. In pochi attimi furono disintegrati cinquant’anni di oltraggio alla Terra delle Sirene.

Andò giù il Mostro di Alimuri.

Quel crollo, però, non fu il frutto dello scorrere del tempo, dell’erosione o di una chissà quale catastrofe naturale.

Quel crollo fu generato dalla coriacea volontà dell’uomo. Di un uomo in particolare che riuscì a scovare un cavillo incredibile in quell’assurda vicenda che portò, sul finire degli anni ’60, alla costruzione di quello che sarebbe dovuto diventare Il Grande Hotel La Conca e che invece passò alla storia come il Mostro.

Quell’uomo, all’epoca, era diventato da poco Assessore all’Urbanistica del Comune di Vico Equense. A sceglierlo in quel delicato ruolo era stato l’ex Sindaco della Città vicana Gennaro Cinque.

In una seduta del marzo 2014, pochi mesi prima che si perfezionasse quel sacro abbattimento, quell’uomo scrisse un’ importante relazione. Una relazione che fu il primo passo verso l’apoteosi. Una relazione che servì a convincere i  colleghi nell’Esecutivo presieduto da Cinque.

Quella relazione fu allegata alla delibera di Giunta del Comune di Vico Equense numero 36 del 7 marzo 2014.

In quella relazione quell’uomo così scriveva:

“L’immobile nella sua attuale consistenza non corrisponde a quello della originaria licenza edilizia 67/64 ed, inoltre, non risulta mai stato rilasciato alcun titolo successivo che abbia sortito direttamente (autorizzazione) o indirettamente (provvedimento giudiziario) l’effetto di legittimare sotto il profilo paesaggistico l’attuale stato dei luoghi”.

Ed ancora…

“In realtà sovrapponendo un rilievo dello stato attuale dei luoghi (scheletro) messo a disposizione dalla Procura di Torre Annunziata (fatto eseguire nell’ambito di una consulenza penale) con il progetto originario assentito dalla Soprintendenza emerge con chiarezza la sussistenza di una ipotesi di totale difformità dovuta a diversa sagoma e differenti dimensioni in pianta.

Si rammenta che in zona sottoposta a vincolo paesaggistico qualsiasi variazione progettuale di sagoma costituisce variante essenziale”.

Per cui la conclusione, a detta di quell’uomo, non poteva che essere una:

“Il sottoscritto, ritiene possa operarsi rapidamente alla esecuzione della demolizione delle opere del Mostro di Alimuri. Occorrerà effettuare un percorso amministrativo che potrà condurre il Comune di Vico a raggiungere l’obiettivo della demolizione nel più breve tempo possibile. Preso atto dell’abusività dell’immobile sia paesaggistica che urbanistica dal momento che l’attuale immobile risulta in difformità essenziale rispetto alla originaria licenza edilizia e preso atto che tutte le dichiarazioni rese negli atti amministrativi, nei ricorsi, nelle istanze e negli accordi di programma etc. affermano falsamente tale presupposto, va intrapresa un’iniziativa risolutiva rispetto ai provvedimenti definitivi da adottare”.

E questo è.

Ebbene, nei mesi successivi, quei provvedimenti definitivi da adottare portarono alla demolizione del Mostro di Alimuri.

Quell’uomo ci aveva visto giusto.

Quell’uomo era l’Ingegner Antonio Elefante.

Ad aiutare Elefante in quell’impresa fu un altro uomo. Un geometra. Responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Vico Equense. In realtà, questo secondo uomo, non era in organico al Comune vicano, ma fu chiamato lì proprio da Elefante.

Fu il secondo uomo che diede un contributo decisivo  a mettere in pratica i propositi di Elefante. A rendere possibile l’abbattimento del Mostro di Alimuri.

Il secondo uomo era il geometra Michele Amodio, da sempre molto legato all’ingegnere ex Assessore.

Non sappiamo se pochi mesi dopo quel novembre del 2014 il Funzionario responsabile del Comune di Piano di Sorrento, l’ingegner Graziano Maresca, nel dire no a quel progetto di Piano Casa presentato per i Colli di San Pietro non abbia preso spunto proprio da quanto argomentava l’ingegner Elefante in Giunta.

Non sappiamo se pochi mesi dopo quel novembre 2014 il Funzionario responsabile del Comune di Piano di Sorrento, l’ingegner Graziano Maresca, nell’adottare gli atti di cui vi abbiamo narrato nella prima puntata, tra cui l’avvio della procedura per la bocciatura del condono, non abbia preso spunto anche dal lavoro del geometra Michele Amodio.

Una cosa però la sappiamo.

Le argomentazioni sono pressoché simili.

Anzi di cose ne sappiamo altre due.

La prima è che a presentare il progetto del Piano Casa ai Colli, quello che Maresca voleva bocciare, fu proprio l’ingegnere Elefante.

La seconda è che a prendere poi il posto dell’ingegner Graziano Maresca fu proprio il geometra Michele Amodio.

Di questo e di altro, però, ne parleremo nella prossima puntata.

(FINE SECONDA PUNTATA)

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Clan di Bertoldo