Sono trascorsi più di dieci anni da quel I maggio del 2007

Da quella tragedia che costò la vita a due donne nella centralissima piazza Sant’Antonino della vicina Sorrento.

Dopo la morte ci sono state le inchieste, i processi, le condanna e i risarcimenti.
Insomma tutto tranne l’insegnamento.

“Esperienza non è che il nome che l’uomo dà ai suoi errori”

Amava ripetere Oscar Wild.

Evidentemente lo scrittore irlandese non aveva mai avuto a che fare con gli italiani.
In effetti dieci anni sono tanti. Sicuramente troppi per una realtà come la nostra abituata ad indignarsi e sbraitare oggi, salvo poi dimenticarne persino le ragioni domani.

Così ti capita che una mattina, con il sole settembrino che ti acceca la vista, passi per l’altrettanto centralissima Piazza Cota di Piano di Sorrento e noti un gruppetto di operai solertemente a lavoro.

Allestiscono la piazza. Montano le luminarie

 

Tra pochi giorni c’è da festeggiare il Santo Patrono.

La nuova Amministrazione ha messo in gioco tutto per questo evento. Non può sbagliare.

“A festa adda essere bella!”

Quella “panarella” che oltre dieci anni fa fu ambasciatrice di morte, danza sfacciatamente sulle teste degli ignari passanti.

I sistemi di sicurezza?

Ci sono. Ci mancherebbe altro. Lo testimoniano le foto.

Sono costituiti da un paio di transenne che delimitano quei pochi metri quadrati che vanno dal fondo del cassone del camion al Palazzo. Un’area in cui persino il più folle dei folli mai e poi mai si sognerebbe di passere. Tutto intorno il nulla. L’unica sicurezza che c’è consiste nell’affidarsi a quel San Michele che si andrà a festeggiare.

Quei sistemi di sicurezza, quelle transenne, faticano non poco a contenere le evoluzioni ballerine della “panarella” che fu funesta. Sono sempre le foto a provarlo.

Intanto il Palazzo Municipale che si erge di fronte all’irritante palcoscenico inizia a popolarsi.

E’ l’ora di timbrare il cartellino d’entrata.

Passano tutti: dipendenti, funzionari, persino qualche politico “minore”.

Uno di loro arriva sul suo scooter.

Si ferma. Non toglie neanche il casco.

Tutto molto bello. E’ proprio così che deve venire la piazza.

Il 22 settembre non è il primo maggio.

San Michele Arcangelo non è Sant’Antonino.

Sarà qui la festa e voi non rompete i “maroni”, brutti rosiconi del male augurio.

Johnny Pollio