Vi sembrerà strano leggere un commento riguardante un fatto di politica nazionale in questo blog.

Di certo non ci siete abituati. L’occasione, però, era troppo ghiotta.

Parlo della TAP e di come il Movimento 5 Stelle su questo argomento abbia fatto la più clamorosa delle figure di merda.

Lasciatemelo dire: quando ci vuole ci vuole.

Non si possono infatti ingannare centinaia di migliaia di elettori (e forse anche di più), che hanno consentito di sbancare tutti i collegi della Puglia, promettendo di stoppare l’affare del millennio in venti giorni, e poi una volta al Governo, uscirsene dicendo che…

…per colpa di chi c’era prima non si può fare fermare un bel niente. Si rischia di pagare penali e risarcimenti miliardari.

E’, infatti, questa la maldestra scusa confezionata dal leader degli ormai ex “grillini”. Una scusa ripetuta come un disco rotto, a partire dallo stesso Di Maio e sino ad arrivare a Procolo Scannabue (nome di fantasia) – portavoce mancato dei Pentastellati nell’assemblea di Condominio di via degli Sfigati 17 a Roccannuccia (altra circostanza di fantasia).

E’ la certificazione ufficiale che stiamo in mano ad un manipoli di “sfagiolati” senza né arte e né parte e, per di più, senza nemmeno un briciolo di fantasia, oltre che di astuzia.

Che pensavano ‘sti baccaloni che la TAP era una boutade da Bar dello Sport, buttata lì tra una vodka ed un grappino?

La TAP (acronimo di Trans Adriatic Pipeline) è un progetto nato addirittura nel 2006. Nel 2009, quando al Governo c’era il Cavaliere Silvio Berlusconi (altro che Gentiloni, Renzi, Monti o Letta) il cartello di società proponenti firmarono anche con l’Italia un primo accordo in cui la TAP venne considerato un progetto di interesse comune con altri paesi. In virtù di questo preaccordo si iniziarono ad aprire sedi in Italia, accordi poi confermati nel 2012 e nel 2013.

La fonte di tutta questa mia scienza, altro non è che il banalissimo Wikipedia, un portale sicuramente alla portata di Luigi Di Maio & company.

Ora, in virtù di tutti questi accordi e di tutti questi investimenti già fatti, solo una capra non capirebbe che se si tornasse indietro (a prescindere da eventuali penali) si correrebbe il rischio elevato di dover risarcire chi sino ad ora ci ha messo un bel po’ di soldini. A meno che non si trovi il cavillo che però a quanto pare non si è trovato.

Quindi, quando questi signori in campagna elettorale hanno ringhiato nelle piazze del Salento e della Capitanata promettendo di bloccare la TAP in 20 giorni o stavano prendendo per culo gli elettori o, seppur parlamentari in carica, non si erano presi la briga di consultare nemmeno Wikipedia.

Bugiardi o totalmente inetti?

A mio avviso cambia poco. In entrambi i casi andrebbero cacciati a pedate.

Subito.

Senza sconti.

Certo ora si alzerà il solito coretto:

Allora meglio chi c’era prima?

Non lo so e non lo voglio sapere, sta di fatto che questi non sono buoni e vanno cacciati.

Così come andrebbero cacciati subito, e sempre senza sconti, tutti quei “politicucci” e “masanielli” di casa nostra che dall’opposizione arringavano contro quest’affare o quell’appalto (e gli esempi sarebbero tantissimi) e poi, una volta sedutisi in carrozza, o lo dimenticano o dicono che non si può fare per colpa di chi c’era prima.

Allora chiariamo una cosa: se i cittadini cacciano chi c’era prima è perché non vogliono più né vederlo né sentirlo. Quindi: o il nuovo è in grado garantire questo cambiamento oppure se ne restasse a fare il vaffaday o il masaniello di paese che gli riesce anche meglio. 

Non vorrei infatti che, parafrasando Giulio Andreotti, si stia arrivando al punto in cui…

…l’opposizione logora chi non la fa.

Johnny Pollio