COMUNICATO STAMPA
venerdì 28 febbraio 2020
ore 18:00
Comune di Meta
Aula Consiliare

incontro pubblico

partecipano

Giuseppe Tito
Sindaco di Meta
Luigi de Giacomo
Segreteria nazionale del Comitato Rodotà
Elena Coccia
Consigliera Delegata Città Metropolitana di Napoli – Delega Beni Comuni
Fabio Pascapè
Già dirigente settore beni comuni del Comune di Napoli
Renato Briganti
Docente di Diritto pubblico e presidente di Mani Tese Ong Onlus
Nicola Capone
Filosofo del diritto e attivista
Mariella Nica
Giornalista e psicologa
Vincenzo Iurillo
Giornalista de Il Fatto Quotidiano

in collegamento
Ugo Mattei
Giurista e presidente del Comitato Rodotà

Un momento di confronto, promosso dal  Comitato Popolare Difesa Beni Pubblici e Comuni “Stefano Rodotà”, sostenuto dalla Banca di Credito Popolare con il patrocinio del Comune di Meta, che nasce dal desiderio di approfondire e condividere insieme alle cittadine e ai cittadini della costiera sorrentina una nuova visione sociale e politica al centro del dibattito pubblico attuale: i  beni comuni.

Cosa sono i Beni Comuni?
I beni comuni sono quei beni che per la loro natura ecologica culturale o sociale appartengono a tutti, nel senso che nessuno può appropriarsene in quanto singolo individuo o in quanto soggetto sociale o economico. Sono quei beni che se sfruttati e degradati causano ripercussioni negative su tutti i cittadini, presenti e futuri. I beni comuni non sono possedibili, che questo sia per la loro natura fisica, come l’acqua, l’aria o gli ecosistemi, o perché rappresentano parti di un patrimonio pubblico comune, come le grandi opere architettoniche e artistiche. Vendere, sfruttare o inquinare questi beni genera un vantaggio per i pochi proprietari benefattori dell’attività, ma nega a tutti gli altri la possibilità di goderne, ora ed in futuro.

Perché parlare dei Beni Comuni?
L’Italia detiene uno dei patrimoni naturali e artistici più ricchi al mondo per diversità e ricchezza. Tuttavia, dal 1990 ad oggi, i governi italiani hanno venduto a privati parti di questo patrimonio per un valore pari a 900 miliardi di euro. Boschi, colline, interi borghi e palazzi storici, riserve idriche, infrastrutture e collezioni artistiche, sono stati, e sono, oggetto di acquisizioni private, mentre il restante del patrimonio pubblico, viene trascurato e gestito per coloro che in futuro dovranno e vorranno farne uso, ma nell’interesse economico di chi lo gestisce e pertanto volto all’utile economico.

Comitato Popolare di Difesa Beni Pubblici e Comuni “Stefano Rodotà”