Ho conosciuto Tommaso Guarracino dopo un litigio.

E’ sempre così. I migliori rapporti, quelli più duraturi, nascono proprio da un litigio.

Dopo qualche mese lo invitai come ospite ad una puntata di In Vino Veritas. All’epoca non esisteva ancora questo blog e collaboravo con Agorainforma. Tommaso si presentò all’appuntamento con Alessandro Esposito come guardaspalle.

Non si fidava. Pensava che quella video chiacchierata sarebbe stata un tranello. In quella mezz’ora sudava. Era imbarazzato. Così genuino da apparire tenero.

Oggi sono certo che se si rivedesse scapperebbe una risata anche a lui.

La trappola non scattò, anche perché volevo solo capire.

Osare.

Arrivare dove da queste parte altri non erano mai arrivati prima di me.

Ascoltare un esponente di Casapound.

“Sdoganare i fascisti”.

Dopo quella trappola mai scattata, altre volte ci siamo ritrovati a chiacchierare. Sempre io, lui, Alessandro e, in un paio di circostanze, mia moglie Anna.

Senza telecamere. Sempre davanti ad una birra. Al Bridge in via delle Rose.

Come si fa tra vecchi amici.

Ogni volta erano discussioni.

Io napoletano, lui juventino.

Io cattolico, lui boh.

Io meridionalista, lui nazionalista.

Io allevato nella federazione dei giovani comunisti, lui cresciuto in quell’arcipelago di sigle della galassia di destra.

Soprattutto, però, io anarchico di stampo bakuniano, lui fascista.

Insomma ‘o diavolo e l’acqua santa, con un’unica enorme difficoltà: capire chi rappresentava il diavolo e chi l’acqua santa.

Inspiegabilmente, al termine di ogni discussione, quasi per volere ultraterreno, ci ritrovavamo uniti da una impercettibile linea di collegamento.

Si arrivava sempre lì.

Entrambi eravamo “socialisti”. Non di quelli con il garofano rosso in petto.

No, ma di quelli che mettono gli “ultimi” al primo posto.

I senza tetto. I senza lavoro. I senza soldi. I senza padrini politici. I senza voce.

Insomma i senza.

Non ci crederete, ma persino gli immigrati.

Di coloro che si spaccano il culo. Sottopagati (se non a nero) nei campi di pomodoro o ad assistere agli anziani. Perché una cosa sia chiara: gli immigrati non rubano il lavoro agli italiani, rubano lo sfruttamento agli italiani.

E’ un’altra cosa.

D’altronde non potrebbe essere diversamente. Perché il lavoro, quello dignitoso, quello vero, non c’è. Non esiste. Ecco perché gli immigrati non lo possono rubare. Lo sfruttamento invece c’è e si espande a macchia d’olio.

Ovunque.

Da ultimo anche nel mondo delle partite iva. Allora ecco perché servono gli immigrati. Perché sono gli unici che accettano questa condizione di sfruttati. Gli unici che consentono al capitale di ingrassare. Sono secoli che lo fanno. Sembrano rassegnati all’idea di essere razza da sfruttare. Solo che a sfruttarli ora non sono più i negrieri ed i coltivatori di terre della Virginia.

No, sono tutti. Compreso quei radical-chic da salotto che sui social da una parte ci deliziano con le loro teorie sulla democrazia (rigorosamente con la “d” minuscola) e dall’altra assumono la colf filippina a nero.

Ahi quanti ne conosco di personaggi simili!

Ebbene, come vi dicevo, alla fine di ogni discussione, anche di quella sugli immigrati. A birra finita insomma: io, Tommaso ed Alessandro eravamo sempre lì.

Con gli “sconfitti” del sistema.

Mai con Bip Bip, Jerry o Titti. Sempre con Willy il Coyote, Tom e Gatto Silvestro.

Così quando qualche settimana fa Tommaso mi ha chiamato per dirmi che lui ed Alessandro si candidavano, uno al collegio uninominale della Camera e l’altro a quello del Senato, ho fatto loro il mio caloroso in bocca al lupo. Nessuno dei due sino ad ora ha osato chiedermi il voto. Probabilmente anche loro intimoriti dalle tante differenze che ci separano. Non hanno messo a fuoco l’importanza di quella impercettibile linea di collegamento.

Invece il 4 marzo andrò a votare proprio per loro e per quel movimento politico che rappresentano: Casapound.

L’unica forza “socialista” credibile presente nell’attuale panorama politico.

Qualcuno potrebbe obiettare che esistono quelli di Potere al Popolo.

E’ vero, ma cosa è mai Potere al Popolo?

Una sorta di Cometa di Halley a velocità supersonica. Passa una volta ogni cinque anni. Solo quando ci sono le elezioni. Nel 2013 si chiamava Rivoluzione Civile. Oggi si chiama Potere al Popolo.

Passa, illumina, illude gli “ultimi”e poi se ne va.

Mi dispiace, ma non mi lascio ingannare, confermo la mia scelta e l’accendo.

Voto i miei amici “socialisti” di Casapound.

Sono fascisti?

E chi se ne fotte!

Io il fascismo e Benito Mussolini li ho consegnati alla storia.

Insieme a Stalin ed ai suoi gulag.

Insieme a Truman, al suo Enola Gay ed alle loro decimazioni atomiche.

Insieme a Cavour, Garibaldi, Bixio, Cialdini e alle loro razzie di meridionali inermi.

Insieme a Napoleone Bonaparte, ai suoi stupri ed alle sue ruberie.

Insieme alla Regina Elisabetta I ed alle sue flotte di mercanti di “negri”.

Insieme a Carlo V, Fernando Cortes ed alle loro stragi di nativi delle Americhe.

Insieme a Papa Urbano II ed alla sua crociata di morte in Terra Santa…

…e la lista potrebbe continuare all’infinito.

Fascisti e comunisti è una dicotomia che non mi appartiene più. Un po’ come rivoluzionari e sanfedisti, monarchici e giacobini o guelfi e ghibellini.

La partita oggi si gioca altrove: tra “ultimi” che sono sempre più numerosi e “primi” che sono sempre meno, ma sempre più affamati e potenti. Il trucco è lì. Solo tenendo separati gli “ultimi”, i “primi” potranno continuare a fottere gli “ultimi”.

Per questo voto i miei amici “socialisti” di Casapound.

Sono una minaccia per la democrazia?

E chi se ne rifotte.

“La Democrazia esiste laddove non c’è nessuno così ricco da comprare un altro e nessuno così povero da vendersi”.

Lo scriveva Jean Jacques Rousseau due secoli e mezzo fa, mica lo teorizzava Nietzsche.

In un sistema come il nostro, dove i ricchi diventano sempre più schifosamente ricchi ed i poveri diventano sempre più schifosamente numerosi, come si può solo avere l’ardire di continuare a parlare di democrazia?

E continuando nell’assurdità come si può temere l’autoritarismo laddove non c’è la democrazia?

No, non si teme la deriva autoritaria. Non si teme il fascismo.

Si teme solo ed esclusivamente la fine del “cazziproprismo”.

Ecco: finalmente ci siamo.

La dicotomia oggi è tra “socialisti” e “cazzipropristi”.

Allora ve lo scrivo per la terza volta:

Per questo voto i miei amici “socialisti” di Casapound.

Dico di più. Se una volta eletti si dimenticheranno del “socialismo” e aderiranno al “cazziproprismo” andrò a romper loro la testa ovunque si trovino.

Uh, che frase violenta!

Volete vedere che per davvero sto diventando anche fascista?

Johnny Pollio