Mentre facevo un po’ di “zapping” sui social, mi sono imbattuto in un lungo scritto di Marcello Aversa. Era corredato di alcune foto. Siccome ritengo Marcello una di quelle persone mai banali, mi sono soffermato a leggere… ed ora eccomi qui a condividere il suo racconto con gli amici del blog:
Devo cambiare il medico di famiglia, così ne parlo con un mio amico:”Lo devo cambiare anche io mi dice?” aggiungendo: “si può fare il martedì e il giovedì, però mi hanno detto che bisogna andare presto, molto presto. Vediamoci martedì mattina, alle 6,15”.
Così è stato, stamattina di buon ora arriviamo presso l’ospedale di Sant’Agnello, c’è pochissima gente e, fortunatamente, per il cambio del medico siamo i primi.
Ci dicono che bisogna organizzarsi via, via e chi arriva per ultimo chiede di chi sta prima di lui.
Intanto la fila diventa sempre più copiosa 10, 20, 30..60, 70 persone.
Verso le 8, finalmente, una guardia giurata apre il cancelletto laterale, a quel punto il caos totale.
I numeri attribuiti benevolmente vengono meno e in un batter d’occhio, forse ispirati dalle parole del Vangelo:” Gli ultimi saranno i primi..”, i furbacchioni presenti rivoltano la frittata così, da primo, sono settimo.
Ma questo ci potrebbe anche stare, si sa, l’educazione ormai è un optional, e non mi si venga a dire che è un problema “giovanile”, in questa come in altre occasioni, ho visto persone anziane trasformarsi in “spiderman”.
La cosa più grave è che a pochi passi dal cancello, dove c’è una sorta di incoming, a dir poco artigianale, si è creata una “palla” di gente.
Distanziamento nullo, idem per la rilevazione della temperatura e la registrazione.
Organizzazione zero.
Eppure, partendo da casa, era mia opinione, che almeno in una struttura pubblica dedita alla, sanità, non ci sarebbe stato nessun problema di sicurezza, almeno per quello che concerne la salute.
Purtroppo sbagliavo.
Forse prima di parlare di mega-strutture ospedaliere, sarebbe opportuno imparare a gestire quelle che già abbiamo, altrimenti, in futuro, rischiamo solo di moltiplicare, all’infinito, problemi che già ci assillano.
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Non c’è molto da aggiungere al racconto di Marcello. La sanità è effettivamente uno dei drammi della nostra Regione. Un sistema clientelare che da anni si autoalimenta e di cui tutti hanno paura solo a parlarne, poi ci sono altri che ci sguazzano addirittura, ma questa è un’altra storia.