Tutti sono necessari, nessuno è indispensabile.

Un motto veritiero, ma da ponderare nelle sue applicazioni pratiche.

Vincenzo Iaccarino, in relazione alla figura dell’ingegnere Graziano Maresca, ha dimostrato di non averlo ponderato affatto.

Se, sin da prima che si corresse alle urne, si sapeva che, al Palazzo, c’era una patata bollente da gestire, quella era l’ufficio tecnico. Un rompicapo dai tasselli delicatissimi, tasselli composti da persone con grande professionalità e carattere. Anche le pietre sapevano che era difficile far quadrare il cerchio. E lo sapeva benissimo anche Vincenzo Iaccarino, salvo poi decidere subito di lasciar perdere con gli esercizi di geometria!

Nei miei cinque anni di consiliatura, io e Graziano siamo stati praticamente contrapposti su tutto o quasi. Ore ed ore di discussione in Consiglio comunale, interrotte, a volte, dal campanellino del Presidente Luigi Maresca che invocava una pausa. Altrettante ore passate negli uffici a confrontare progetti a commentare commi e sentenze. Lui su una posizione, io su quella opposta.

Quasi due avversari (non nemici, c’è una bella differenza!).

Eppure le diversità di vedute o, forse, di obiettivi, non mi hanno impedito di riconoscergli una grande passione per la sua professione e una grande preparazione. Non quella del topo di biblioteca, né quella accademica, ma quella composta da un mix di conoscenza, competenza ed esperienza. Senza contare la giusta dose di coraggio…quella che io, in qualche occasione, gli ho rinfacciato come spregiudicatezza. Quella che serve per sobbarcarsi delle responsabilità, per arrivare alla prova dei fatti.

Insomma, un tecnico invidiabile, pur con la difficoltà di gestire la sua personalità in uno alle altre figure di spicco presenti nell’U.t.c o orbitanti intorno ad esso. I fatti storici susseguitisi nell’ultimo periodo del mandato di Giovanni Ruggiero avevano complicato il quadro, per cui, appunto, servivano i classici “Calma e sangue freddo”.

Invece?

Invece, all’indomani del voto è stato un rimpallo continuo.

Tira e molla, sterili o irritanti.

Dapprima l’idea di uno “scambio” con l’ingegnere Paola De Maio, una storia bollata con un laconico “ma è lui che se ne vuole andare”. Poi il via libera ad una pausa, di un anno, per consentirgli di approcciare al mondo della scuola.

Consenso legittimo, per carità, se si fosse fatto però tesoro di questo anno per lavorare di diplomazia e astuzia alla composizione del mosaico.

L’obiettivo doveva essere quello di combinare nuovamente tutte le professionalità in forza all’ufficio, valorizzandole e consentendo all’importante macchina amministrativa di mettersi in moto. Invece si è arrivati all’estate per assistere ad un ulteriore rimpallo tra un ufficio e un altro, nascosti dietro firme, scartoffie e interpretazioni più o meno condivisibili di questa o quella disposizione.

Nessuna diplomazia, nessuna strategia, nessun coraggio, da parte di chi, a vario titolo è stato coinvolto, nella questione. Giocando così al prendere o lasciare, si è ottenuto un misero lasciare!

Il vaso è rotto e raccogliamo i cocci.

Prendiamo atto di aver perso una importante risorsa per il nostro Comune e prendiamo atto di come la politica possa sbagliare anche quando non crolla un ponte, non cede una strada, non si chiude una scuola, non si nega una palestra o una cavea, non si gestisce male un servizio.

La politica ha sbagliato e la solita corsa a far finta di nulla non migliora le cose.

Ah, ma pare che arrivi Vecchioni per la Festa di San Michele!

Ottimo cantautore, senza dubbio!

A me piace molto; ma cosa dovremmo fare?

Ancora si crede di poter sopperire a colpi di bandierine, feste e di bancarelle?

La festa passa, Vecchioni canterà, ci delizierà e poi andrà via, come sono andati via la Pausini, Minghi, Fogli, Bennato, D’Alessio i Ricchi e Poveri ed, è proprio il caso di dirlo, tutta la compagnia cantante.

Le feste passano, i problemi restano e le sedie vuote pure!

A Graziano invece, che mi riservo di sentire in privato, va il mio in bocca al lupo, doppio, perché, pur augurandomi di sbagliare, certe passioni, pur se sostituite dall’importante compito di formare i giovani, non sono così facili da archiviare! 

Un in bocca al lupo e, magari, anche un arrivederci, in un futuro nemmeno troppo lontano, nello stesso Palazzo che  entrambi, con posizione diverse, abbiamo frequentato.

Adda passà ‘a nuttata…anzi, stà passanno.

Anna Iaccarino