Il Sorrento prosegue la striscia positiva portando a nove i risultati utili consecutivi. Nell’ultimo turno di campionato rifila una manita alla Palmese e si assesta sul podio in classifica alle spalle di Agropoli e Valdiano.
In vista del prossimo incontro, che vedrà i rossoneri ospitare tra le mura amiche dell’Italia la seconda in classifica, abbiamo deciso di fare due chiacchiere con Mister Antonio Guarracino.
Ne è nata una lunga telefonata che, se non fosse stata per i reciproci impegni familiari, sarebbe potuta durare ben oltre i tre quarti d’ora. Un confronto che è andato oltre gli aspetti tecnico-tattici e che ha definito un uomo amante del proprio lavoro, consapevole delle difficoltà e dell’importanza che il ruolo impone soprattutto quando si è a contatto con i giovani. Una persona che cerca di portare in campo e nella gestione del gruppo i principi del buon padre di famiglia.
D’altronde quando si hanno quattro figli la “squadra” più difficile e stimolante da far crescere è quella che si ha tra le mura di casa.
D.: Mister, il tuo Sorrento non smette di stupire, siamo arrivati a nove risultati utili consecutivi e nelle ultime gare si riscontra anche un evidente crescita sul piano del gioco e della prolificità. Come spieghi questa crescita esponenziale?
R.: Viviamo sicuramente un ottimo momento di fiducia. Quando si ha la pazienza di aspettare, ed in questo ringrazio la società per la fiducia confermatami dopo le prime tre sconfitte, la crescita di una squadra diventa fisiologica se si lavora con passione e costanza durante la settimana. Eravamo un buon gruppo all’inizio, con il tempo siamo diventati sempre più squadra. La definizione dei ruoli, delle gerarchie interne è divenuta sempre più chiara e di pari passo è cresciuta l’intesa tecnico-tattica in campo. Avere un’identità definita dona sicurezza a tutti, in particolari ai più giovani, e quando si acquisisce questa autostima succede che le giocate anche più difficili ti riescono. Il goal con “tiro a voragine” di Alfonso Gargiulo, come lo definirebbe l’amico Marco Fiodo, è il frutto di una grande giocata individuale supportata però dal coraggio di farla. E la fiducia la trovi anche dai compagni, dall’allenatore che ti danno licenza di provare quel tiro.
D.: Condivido questa analisi e sono stato il primo ad evidenziare tra i vostri meriti l’aver indovinato in squadra una “spina dorsale” di sicuro affidamento. Tuttavia ti chiedo se alla lunga esser troppo rigidi nell’utilizzo sempre degli stessi uomini, dello stesso modulo, avere poche alternative soprattutto agli uomini chiave possa rivelarsi un limite? Non si rischia di diventare prevedibili? Come eviti un meccanismo di appiattimento, di scarsa competizione interna?
R.: In linea generale sono d’accordo con te. La flessibilità è una dote importante e rappresenta un valore aggiunto per un allenatore e per una squadra. Saper variare moduli ed avere maggiori risorse umane da gestire sicuramente rappresentano armi importanti in un torneo lungo e faticoso. Tuttavia non vedo questa problematica nel nostro particolare. Mi piace considerare il Sorrento come una squadra allargata a 44 giocatori dove accanto ai senatori ci sono tanti ragazzi Under18-Under17 che hanno la possibilità di mettersi in mostra non solo durante la settimana ma anche nelle loro partite di campionato giovanile. Seguirli direttamente è un gran vantaggio per me ed anche per loro, perché sanno che presto loro un’attenzione quotidiana e sono pronto a premiarli con l’accesso alla prima squadra. Mi piace inoltre trasmettere a tutti l’idea che la squadra si vive durante la settimana nei sei giorni di allenamento, la gara è un momento importante ma non può limitarsi tutto alla domenica pomeriggio.
D.: Ragioniamo sempre tra allenatori. Noi siamo i primi ad esser esigenti con noi stessi e con i nostri giocatori, questa squadra può ancora migliorare? In caso affermativo in quale aspetto del gioco o in quale ruolo/reparto?
R.: Siamo una squadra giovane e come tale sicuramente abbiamo ulteriori margini di miglioramento da esplorare. Dal punto di vista tecnico-tattico possiamo ancora crescere nello sviluppo della manovra e nella precisione delle giocate. Dal punto di vista mentale mi aspetto una maggiore personalità lontano dalle nostre mura amiche.
D.: Siamo alla vigilia di un nuovo importante trittico di partite, affronterete nell’ordine la seconda della classe il Valdiano poi farete visita alla capolista Agropoli e chiuderete il girone d’andata ospitando la Virtus Avellino. Cosa possono dire queste gare? Che partita ci aspetta domenica contro il Valdiano?
R.: E’ un ciclo di gare che può sicuramente definire le nostre ambizioni, ma in generale può chiarire i reali rapporti di forza interni al campionato visti i tanti scontri diretti in programma sugli altri campi. Domenica ci aspetta uno scontro con una squadra che non ha fatto mistero di puntare alla vittoria del torneo. E’ il frutto di un progetto biennale ed è ottimamente allenata da Mister Criscuolo con cui c’è un reciproco rapporto di stima ed amicizia. Mi aspetto una partita molto tattica dove non sarà facile fare breccia nella loro organizzazione difensiva. Ci vorrà tanta pazienza e molto attenzione nel non esporre il fianco alle loro ripartenze.
D.: Il Natale è in arrivo, cosa si aspetta Mister Guarracino? Hai fatto recapitare qualche letterina per avere in dono qualche nuovo giocatore dal mercato?
R.: Non ti faccio mistero che con la società ci stiamo guardando intorno. Sicuramente abbiamo individuato i due reparti dove vorremo aggiungere qualche pedina ed abbiamo chiari i profili di giocatori da seguire. Vista anche la rescissione consensuale con Schettino, cerchiamo un’aggiunta per il reparto avanzato. Il secondo tassello, invece, lo vorremmo inserire a centrocampo nel ruolo di mezzala-trequartista. Il mio desiderio è aver un giocatore capace di giocatore tra le linee in attacco, ma bravo all’occorrenza anche a fare l’interno in una fase difensiva. Non cerchiamo nomi altisonanti ma profili giovani. Ragazzi che vogliano mettersi in mostra o vogliano rilanciarsi dopo qualche passo falso in carriera. Soprattutto atleti che siano orgogliosi e ben contenti di vestire la casacca rossonera.
D.: Ma un nome? 
R.: Un nome te lo posso anche fare in anteprima. Si tratta di Mario Sogliuzzo, classe 1992, centrocampista offensivo. Ex Ischia, Taranto. Proviene dal Portici (serie D). Speriamo che sia il tassello giusto nel nostro mosaico
D.: Dopo questo autentico scoop in anteprima torniamo alla nostra chiacchierata. Da calciatore sei stato la testa ed il cuore di un Sorrento vincente, queste caratteristiche non sembri averle perse da allenatore. Quali differenze trovi tra i due ruoli?
R: Il ruolo dell’allenatore è molto più complesso ma allo stesso tempo stimolante. Devi avere una visione globale delle situazioni che è totalmente diversa dalla lettura egoistica delle cose quando sei calciatore. L’allenatore è un ruolo che ti impegna h24 tra lavoro sul campo e pensieri che ti porti a casa, per un giocatore invece tutto si riduce ai momenti di allenamento e di gara.
Aver vinto con la maglia rossonera è stata la mia emozione più grande da calciatore, adesso rivivere questa esperienza in un nuovo ruolo rappresenta un sogno. Sasà Amato è stato l’unico ad esser riuscito nell’impresa di vincere con la maglia rossonera prima da giocatore e poi da allenatore. Io sono stato il suo Capitano e sogno di esserne il successore in questo record.
D.: A Pontecagnano dopo il fischio finale immediatamente successivo ai goal in zona Cesarini di Gargiulo e Masi ti sei lanciato verso la curva scaricando tutta la tua esultanza rabbiosa, per i tifosi è stato facile associarti ad un Mister Antonio ben più famoso. Che tipo di allenatore è Antonio Guarracino? Quali sono i tuoi modelli di riferimento? Dove vuoi arrivare?
R.: Da giocatore riflettevo in campo il mio modo di essere, da allenatore non potevo che seguire la stessa indole. Sicuramente sono un allenatore sanguigno, mi piace partecipare emotivamente alla partita, fare sentire la mia presenza sempre vicino ai giocatori. Allo stesso tempo sono pignolo, meticoloso, mi piace l’ordine del gioco, odio l’indisciplina tattica. Sarà per il ruolo di centrocampista che abbiamo avuto in comune, sarà per il fatto che prediligo in questo momento lo stesso modulo di gioco del 3-5-2 mi sento di essere molto alla lontana sulla scia di quello che fa Antonio Conte con le sue squadre anche se devo ammettere che la migliore proposizione di calcio ed in particolare di applicazione di modulo con difesa a tre in questo momento appartiene all’Atalanta di Mister Gasperini. Vorrei arrivare il più alto possibile con questa società e questa maglia.
D: Alla vigilia di una partita importante e di questo trittico di gare che messaggio ti senti di lanciare ai tifosi?
R: Approfittate di questo momento positivo, avvicinatevi alla squadra e partecipate delle nostre emozioni. Potreste essere una spinta ulteriore e decisiva in questa fase del campionato. Sono sicuro che non vi deluderemo, riuscire a vincere assieme sarà ancora più bello.
Il figlio maggiore di Antonio, Cristiano, 19 anni, è in partenza per Londra dove lo attende un nuovo lavoro. Il secondogenito Mariano è tornato da poco dal suo allenamento e vuole parlarne con papà. I “piccoli” Melissa e Michele di 12 e 10 anni han da poco finito di cenare. Da lontano sento mia figlia Iris di quattro mesi che vuole giocare e reclama attenzioni.
Io ed Antonio parleremmo di calcio, basket, delle nostre passioni e del ruolo di allenatore per ore ma le “nostre squadre” vengono prima di tutto ed è giusto che sia così.
Ci tocca chiudere, è ora di andare ad “allenarsi”…
Massimo Costagliola di Fiore