E’ partito da tutto da una foto (quella in evidenza) ed un appello. Un appello fatto da una mamma, come ci ha spiegato la diretta protagonista, Eugenia Di Leva:

“Questo bambino sta dormendo da stamattina alle 9 davanti al negozio di CAP TIN. Per favore chi è preposto faccia qualcosa 😔”.

Eugenia, però, oltre ad essere una mamma, è una di quelle donne non abituate a fermarsi. Tenace quanto basta per non fermarsi al semplice sfogo sui social.

E’ così andata oltre.

Ha cercato di capire perché. Perché nel 2018 dobbiamo ancora assistere inermi a tutto ciò.

A distanza di poche ore dal suo appello è tornata sull’argomento ed ha così aggiunto:

“Dopo una prima, sommaria, raccolta di informazioni, pare che:

1) chiedere l’elemosina non è reato (e questo, almeno per me, meno male);

2) i bambini che “dormono” non “chiedono direttamente l’elemosina”, quindi non “lavorano” e pertanto chi li accompagna non è perseguibile per “sfruttamento di lavoro minorile”;

3) a meno di incidenti o di casi di pericolo “attuale” per la vita di un bambino accompagnato da un genitore, in cui la conoscenza della volontà del genitore sia impedita da forza maggiore, come la sua contestuale morte o perdita di memoria e/o capacità di intendere e di volere, nessun bambino in presenza del proprio genitore può essere costretto ad un ricovero coatto da terzi (“altrimenti lo potrebbero fare anche a tua figlia che dorme sulle tue gambe in un parco, per capirci”);

4) le uniche autorità preposte ad indagare sulla identità delle persone sono le forze dell’ordine (Polizia e Carabinieri), che, risaliti alla sua identità, si recano nel campo Rom dove il bimbo “risiede” per consegnarlo al parente più prossimo; l’unica cosa che possono fare è denunciare questo parente per “dispersione scolastica” del minore; le prefetture sostengono di non avere uomini, mezzi e risorse per monitorare migliaia di casi di dispersione scolastica;

5) l’unico valido modo di procedere è come già fatto da Francesco Gargiulo, portando il problema all’attenzione delle autorità che dovrebbero autorizzare l’impiego di risorse umane e fondi ad hoc per la soluzione dello specifico problema.

PERÒ PERÒ

Stamattina dei commercianti del Corso Italia mi hanno riferito che hanno notato una maggiore presenza di macchine della Polizia e dei Carabinieri che, a loro dire, sarebbero passate più spesso e in maggior numero. Speriamo di aver per lo meno richiamato la loro attenzione. Sarebbe già qualcosa 😊”.

Certo qualcuno storcerà il naso, tirerà fuori la solita storia del razzismo, dell’intolleranza e via dicendo.

Allora se questa è “intolleranza” che dirvi a noi piace. Noi questa “intolleranza” la chiamiamo sensibilità. Quella sensibilità che solo una madre riesce a provare. Una madre che vorrebbe che quel bambino: studiasse, giocasse, si divertisse come gli altri bambini.

Se questa “intolleranza” è “intolleranza” allora viva l’intolleranza.

Viva Eugenia.

c.d.b.