Appena pochi giorni fa Sebastiano Donnarumma, dirigente in forza all’ASL Napoli 3 Sud, era balzato agli onori della cronaca per aver sottoscritto la determina con la quale venivano affidati lavori di manutenzione straordinaria al Centro d’igiene mentale di via del Mare, la struttura che l’ASL ha fatto però sapere di voler lasciare (leggi qui).

Ieri lo stesso Donnarumma – 64 anni ed originario di Pimonte – è finito agli arresti domiciliari, per ordine della DDA di Firenze. Oltre a Donnarumma sono finiti nel mirino dei magistrati anche 4 imprenditori edili di Lucca e Caserta. Per la Gdf, grazie ad «accordi di cartello» il sodalizio, con base in provincia di Lucca, si sarebbe aggiudicato oltre 50 commesse della Asl 3 di Napoli sud, per lavori di somma urgenza e «cottimi fiduciari». Lavori che, «pur risultando falsamente attestati come avvenuti, di fatto in gran parte non venivano eseguiti».

«A tale scopo – precisano dalla guardia di finanza – il sodalizio stabiliva consolidati rapporti corruttivi» col funzionario della Asl, il quale non solo aggiudicava l’appalto in violazione delle norme di trasparenza, correttezza e imparzialità, ma consentiva al gruppo «…di conseguirne il pagamento pur in assenza di qualsivoglia esecuzione dei lavori».

Donnarumma a fronte dei favori resi all’organizzazione, secondo gli inquirenti avrebbe ottenuto denaro e altre utilità per un valore compreso tra i 100 e 200mila euro l’anno, per un totale di oltre mezzo milione di euro negli ultimi cinque anni.

I finanzieri hanno sequestrato nella sua abitazione 20mila euro in contanti.

Il funzionario è accusato dei reati di corruzione, frode nelle pubbliche forniture e falso materiale commesso da pubblico ufficiale.

Tra i favori ricevuti, spiega la guardia di finanza, anche l’acquisto per la cifra di 120mila euro di un appartamento nel centro di Caserta del valore di mercato di circa 240mila. 

A tutti e quattro gli imprenditori, attivi nel settore edile, viene invece contestata anche l’associazione a delinquere. Mentre a tre di essi, Alfredo De Rosa, Leonardo Feliciano e Piccolo Feliciano, l’aggravante di aver favorito il clan dei Casalesi insieme a un altro imprenditore indagato ma non arrestato.