Sono sempre stato attratto dai tappeti, attratto ed incuriosito.
Sin da bambino. Quando ne vedevo uno, subito mi scattava l’istinto di sollevarlo e più era sgargiante e spazzolato e più ne venivo affascinato. Immaginavo potesse celare una botola, una lettera segreta, una banconota di valore, invece…
Invece il più delle volte non riuscivo a trovare nient’altro che polvere. A volte persino a cumuli.
In effetti i tappeti servono anche a questo. Quando l’ospite ti piomba all’improvviso dentro casa è lì che ci piazzi ciò che hai spazzato ma non sei riuscito a smistare nella pattumiera. Poi magari lo dimentichi.
Tanto non si vede.
Ciò che si mostra in tutto il suo splendore è e resta il tappeto.
Così, ricordandomi di questa fissazione infantile, nel prossimo fotoreportage vi documenterò di ciò che è nascosto sotto il tappeto del borgo della Marina di Cassano. In quella terra di nessuno che divide i territori di Piano di Sorrento e Sant’Agnello e che porta l’altisonante nome di Vallone San Giuseppe.
Ad accompagnarmi in questo nuovo viaggio non sarà, come è avvenuto per la scuola della vergogna di via Carlo Amalfi, Arturo. No, qui il mio cicerone sarà Rudolf, un simpatico “peregrino” tedesco che ama l’Italia e le sua contraddizioni.
Allacciate le cinture che domani si parte.
Johnny Pollio
(Nella foto in evidenza la lotta per la sopravvivenza tra uno scheletro di una vecchia imbarcazione e la vegetazione spontanea)