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Come accidenti avranno fatto nel Palazzo a sapere, addirittura prima di affidare la perizia, quali piante erano…

…morte, in cattive condizioni fitosanitarie e/o instabili…

e che inoltre costituivano…

…pericolo per l’incolumità pubblica?

Sfera di cristallo, botta di culo o altro?

Ci eravamo lasciati con questi quesiti a cui ora ci tocca fornire una risposta e la risposta, ancora una volta la troveremo nelle carte, in quelle carte prodotte dal Comune stesso.

Il primo atto che andiamo a recuperare è un’altra delibera di Giunta la numero 118 del 12 agosto 2019. Con questo atto si approva il progetto esecutivo redatto dall’architetto Marianna Romano. Vale a dire l’evoluzione “progetto dettagliato dell’intervento” predisposto dall’architetto Diego Savarese, il Funzionario Responsabile del Dipartimento 2 – Settore 2 del Comune di Meta.

Che si tratti di una mera “evoluzione”, senza cioè alcuna modifica sostanziale, lo si capisce anche dal quadro economico allegato.

Eccolo:

Identico  a quello redatto da Savarese. Approvato a dicembre del 2018 dalla Giunta e successivamente ammesso a finanziamento dalla Città Metropolitana. Non sposta un centesimo.

Tutto resta inalterato, compreso le essenze arboree da eliminare. Non sarebbe potuto essere diversamente, altrimenti si rischiava di perdere il finanziamento

La Romano consegna il suo progetto esecutivo il 22 luglio 2019.

Ora abbiamo finalmente l’esatta cronologia:

  • dicembre 2018 redazione progetto dettagliato a firma dell’architetto Savarese in cui sono previsti i quattordici esemplari da eliminare;
  • giugno 2019 relazione dell’agronomo Tullio Esposito sui 14 alberi condannati a morte;
  • luglio 2019 redazione del progetto esecutivo a firma dell’architetto Marianna Romano in cui si conferma l’intervento, con tanto di eliminazione di essenze.

Ora non ci sono più dubbi su chi ha pensato di eliminare quegli alberi. Le date sono chiare.

E’ stato il Comune, sebbene l’architetto Savarese avesse fatto sapere che all’interno dell’Amministrazione…

…mancano nell’Organico dell’Ente figure specializzate…

…a verificare le condizioni degli alberi.

Resta quindi lo stesso quesito:

Sfera di cristallo, botta di culo o altro?

Per fare questo siamo costretti a giocarci il carico. Siamo costretti a pubblicare tutte le schede, redatte dall’agronomo Tullio Esposito. Pazienza se appesantiamo la lettura.

Noi non amiamo il fast-reading, anche perché non ci rivolgiamo a lettori coglioncelli che spacciano inconsapevolmente qualsiasi “munnezza” che fornisce loro il palazzo. Noi ci rivolgiamo a quei lettori che hanno avuto almeno il buongusto, quando il Padreterno distribuiva il cervello, di mettersi in fila per ritirare qualche centinaio di grammi.

A quelli che sono perciò in grado di non confondere, come si dice a Napoli…

…’o cazzo p’a banca ‘e ll’acqua.

Allora partiamo.

Area 1 -1 – Via del Lauro – Classe di propensione al cedimento C

Area 1 – 2 – Via del Lauro – Classe di propensione al cedimento C 

Area 2 – Via Mariano Ruggiero – Classe di propensione al cedimento A

Area 3 – 1 – via Flavio Gioia –  Classe di propensione al cedimento A

Area 3 – 2 – via Flavio Gioia –  Classe di propensione al cedimento A

Area 4 – via Guglielmo Marconi –  Classe di propensione al cedimento C/D

Area 5 – via Guglielmo Marconi –  Classe di propensione al cedimento D

Area 6 – via Cristoforo Colombo –  Classe di propensione al cedimento C/D

Area 7 – Piazza Salvatore Ruggiero –  Classe di propensione al cedimento A

Ricapitolando:

  • 1 albero classificato D, vale a dire, come già pubblicato nella prima puntata da abbattere;
  • 2 alberi classificati C/D, vale a dire, come già pubblicato nella prima puntata da curare e rivedere;
  • 2 alberi classificati C, vale a dire questo:

  • tutti gli altri classificati A, vale a dire questo:

Vi rendete conto?

Hanno condannato a morte alberi, in qualche caso con un ampiezza di fusto di mezzo metro, che erano sani come dei pesci, per sostituirli con spruccatielli di pochi centimetri di diametro. Tutto questo per accaparrare un finanziamento della Città Metropolitana che aveva come obiettivo…

…l’incremento della qualità della vita tramite la salvaguardia dell’ambiente.

Hanno fatto davvero una…

Cagata pazzesca!

Come avranno fatto però a convincere la Città Metropolitana, come imponeva il bando, che quelle piante erano…

…morte, in cattive condizioni fitosanitarie e/o instabili

e, non solo, ma che costituivano…

…pericolo per l’incolumità pubblica?

Semplice, hanno utilizzato la relazione che l’agronomo Tullio Esposito ha allegato alle schede. Due paginette che ci fanno sapere che non solo l’albero in categoria D, ma anche quelli in categoria C/D e C, contrariamente a quello che prevede il protocollo, costituiscono un pericolo…

…per la pubblica incolumità.

Esposito ha “promosso”, non si sa in virtù di cosa e contrariamente a quello che rileva nelle schede, la categoria di rischio portandola da Elevata (o addirittura Moderata) ad Estrema.

Resta il problema di quelli sani come i pesci.

Come fare a fare abbattere anche quelli?

Esposito se n’è uscito così:

Nell’area 2, gli ippocastani di via Mariano Ruggiero, è vero che stanno bene, ma hanno lesionato il marciapiedi e quindi rendono pericoloso il transito pedonale.

Allora che si fa?

Anziché risolvere il problema ed aggiustare il marciapiedi, si taglia l’albero: semplice no?

Tanto l’obiettivo del finanziamento è sempre…

…l’incremento della qualità della vita tramite la salvaguardia dell’ambiente.

In questo caso l’ambiente è il marciapiedi, mica l’albero.

Per le altre aree c’è poi l’apoteosi. Leggete un po’…

Sono in uno scadente stato vegetativo, tant’è vero che qualche altro albero lì vicino piantato non c’è più. Agghiacciante: se muore il signore del terzo piano è evidente che anche quello al secondo presto si accappotterà pure lui. Si chiama proprietà transitiva.

Esposito, per la verità, nelle schede di valutazione già lo anticipa. Ad esempio nella 3 – 2, l’esemplare di carrubo dinanzi alla stazione lo giudica

…sofferente.

Ma sofferente per cosa?

Lo ha lasciato la carruba, gli ha cacato in testa un piccione, per quale accidenti di motivo è sofferente?

L’Agronomo non lo dice, allora ve lo diciamo noi, anzi ve lo mostriamo:

Non c’è certamente bisogno di spiegare perché lo è. Lo hanno scorticato vivo, pur di poterlo costringere in una gabbia metallica e questi sarebbero quelli che si pongono l’obiettivo…

…dell’incremento della qualità della vita tramite la salvaguardia dell’ambiente.

Provate a rinchiudere un bambino in una camera di un metro cubo e dopo qualche anno chiamate il pediatra e vedete che vi scrive nella diagnosi.

Grazie al cacchio che quell’albero è sofferente, così come lo sarebbe il bambino.

Finalmente abbiamo la risposta:

Nessuna sfera di cristallo, né botta di culo, semplicemente altro!

Allora vedete, ci sarebbero tante altre cose da scrivere e forse a breve lo faremo, ora però no. Non ce la facciamo più ad andare avanti. Non ci restano più parole, dovremmo iniziare ad usare parolacce e non ci sembra il caso.

(FINE TERZA ED ULTIMA PUNTATA)

Clan d Bertoldo

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Ogni volta che mi ritrovo a mettere insieme le tessere del mosaico che mi inviano gli amici del Clan di Bertoldo vengo attraversato da due contrastanti sensazioni. Da una parte l’entusiasmo quasi frenetico nel chiudere e pubblicare l’inchiesta e dall’altra la rabbia per quelle verità che facciamo partorire dagli atti. Per fortuna ad oggi, nonostante ormai sia alla soglia dei cinquant’anni, la copula tra entusiasmo e rabbia non ha mai generato rassegnazione, ma sempre nuovi stimoli e nuove energie per continuare a ballare la tarantella con il mio neurone.

Però non posso non pensare a quel carrubo ed alla sua sofferenza. Una sofferenza che diventa simbolo. Una sofferenza che ora non c’è più.

Già, perché di quel carrubo come degli altri alberi condannati a morte, tranne due ippocastani in via Ruggiero momentaneamente salvati dalla donchisciottesca azione di Claudio d’Esposito, quel che resta è questo:

…un cumulo di terreno che presto andrà ad ospitare la prigione e la sofferenza di un altro condannato a morte. Un giovane e sventurato tiglio.

Siamo certi però che a soffrire siano il carrubo, il tiglio o le altre essenze?

No, io non la penso così.

Per me la vera sofferenza è di coloro che, al Comune e zone limitrofe, hanno decretato o avallato questa cagata pazzesca.

Per me la vera sofferenza e di coloro che in Città Metropolitana si mettono a vomitare soldi a destra e a manca senza prendersi la briga di leggere nemmeno una carta.

Per me la vera sofferenza è quella di voi lettori/cittadini che scodinzolate nelle piazze reali e virtuali, elemosinando al momento opportuno una manciata di lupini in cambio di una crocetta su un simbolo o su un nome.

Siete voi che soffrite, voi che mi fate pena più di quel carrubo imprigionato dalla stoltezza della mente umana.

Lui non poteva liberarsi, voi, se solo aveste le palle e la dignità, sì.

Siete voi la “cagata pazzesca”.

Perdonatemi, ma anche io come gli amici del Clan di Bertoldo devo lasciarvi, mi aspetta il neurone per un’altra tarantella.

Johnny Pollio