Sono trascorsi diversi giorni da quando il Consiglio comunale di Piano di Sorrento si è riunito per discutere l’ordine del giorno presentato dalle minoranze. Un ordine del giorno per dire no al decreto sulla chiusura dei porti. Per la cronaca la delibera non è passata: la maggioranza ha detto no.

La notizia però non è questa. La notizia è nascosta nelle pieghe di quel dibattito consiliare. A fornirla è stato il Primo cittadino in persona: Vincenzo Iaccarino. Iaccarino, nel bel mezzo della discussione, ha preso la parola ed ha iniziato a raccontare.

Un racconto passionale, quello del Sindaco. Un racconto umano. 

Il racconto di quando fu convocato dal Prefetto insieme agli altri Sindaci della Penisola sorrentina nel tentativo di risolvere proprio l’emergenza immigrazione. Il Prefetto in quella circostanza fu categorico come ha spiegato Iaccarino:

“Mi fu detto di mettere dei container in piazza per collocarci quaranta persone”.

Fu un dramma interiore per il Primo cittadino…

“Da una parte mi sono detto io devo aiutare questa povera gente, ma come l’aiuto”.

Già, come poteva aiutarli? Il problema non era solo un tetto dove ricoverarli, ma anche come farli vivere. E’ lì che Iaccarino ha tirato fuori la sua frase choc:

“Perché noi non è che siamo in una zona dove ci sono dei campi dove puoi mettere a lavorare queste persone, perché queste persone non bastava che dovevo metterle nei container, ci dovevo dare pure un lavoro. Ma non avendo piantagioni o altro, nella nostra comunità c’è il turismo, ma io a queste persone dove le mettevo negli alberghi a lavorare?”

L’immigrato non può lavorare in un albergo.

L’immigrato – nell’immaginario collettivo – è quello che si spacca il culo sotto il sole a raccogliere pomodori. Quello che ti vende un po’ di merce contraffatta sulle spiagge. Al massimo – se è donna – quella che ti porti a casa come colf a nero.

E’ una frase choc, ma in quel momento non è la frase di un Sindaco. E’ la frase di un italiano. E’ un condensato di ciò che pensa la maggioranza degli italiani.

E’ la cosiddetta verità percepita, al di là di ideologie e buoni propositi.

Quella di Iaccarino non è una frase cattiva, al massimo è una frase cruda.

Una frase vera.

La discussione poteva a quel punto anche chiudersi lì, senza trascinarsi ulteriormente ed in maniera stucchevole.

Gioco, partita, incontro.

La frase del Sindaco Vincenzo Iaccarino è l’esatta antitesi del concetto di integrazione.

Altro che solidarietà e umanità.

Il problema è a monte: l’integrazione.

Se non conosci il concetto di integrazione come puoi essere solidale ed umano?

Solidarietà e umanità però puoi offrirle quando hai. Oggi però, come ha fatto capire il Sindaco, noi non abbiamo.

Non abbiamo risorse, ma non abbiamo nemmeno cultura. Non abbiamo quasi più niente.

Non a caso coloro che agitano questi stendardi (solidarietà ed umanità) sono per lo più coloro che hanno un posto fisso (meglio se pubblico), la casa (magari anche la seconda a bed & breakfast), il tempo per portare a spasso il cagnolino e pure per farsi la vacanzina radical.

Coloro che agitano questi stendardi (solidarietà e umanità) non li trovi in fila per la NASPI o per elemosinare qualche mese di lavoro in hotel.

Coloro che agitano questi stendardi (solidarietà e umanità) non li trovi a fare l’anticamera fuori alla porta del Sindaco nel tentativo di spuntare una catapecchia di proprietà del Comune.

Insomma coloro che agitano questi stendardi (solidarietà e umanità) hanno la pancia ancora sufficientemente piena.

E’ tutto qui lo scontro ideologico. Non tra destra e sinistra, ma tra chi ha e chi non ha. Oggi, però, chi non ha è la maggioranza. E’ di più di chi ha.

Iaccarino Sindaco, probabilmente a differenza di Iaccarino uomo, lo ha capito. Lo ha capito stando in prima linea, bersagliato quotidianamente da richieste di posti di lavoro e case. Lo ha capito e lo ha detto.

Gli è uscito dal cuore.

Ora che vogliamo fare?

Sputtanarlo?

Crocifiggerlo?

No, proviamo semplicemente a fare quel che ha fatto lui: capire. Anche non stando in prima linea.

Abbiamo avanti a noi due strade se vogliamo arginare questa guerra civile apparentemente ideologica: o riempiamo la pancia a chi non ha o la svuotiamo a chi ha.

Io propenderei per la prima, ma il rischio che si realizzi la seconda inizia a farsi sempre più concreto.

 Johnny Pollio