Non mi è mai stato simpatico, per usare un eufemismo.
Il mondo è strapieno di “gurudistocazzo” come lui, che solo perché l’Italia è un paese geriatrico – e sono gli anziani a fare audience – si credono novelli messia con folle adoranti al seguito.
Un ottantunenne che ancora si atteggia a baldo giovanotto, che si fa rappresentare dal tratto di Manara come “dark hero” per rispondere a un bisogno di cui, francamente, nessuno ha bisogno. Mostra sesso ad ogni pie’ sospinto, ammorbando come fanno ancora oggi altri suoi coetanei malati del suo stesso male – il voler essere ciò che non si può più essere, e che forse non si è mai stati -, e rimpinza la sua graphic novel di luoghi comuni, quelli sì che puzzano di stravecchio.
“Chissenefrega” di come il molleggiato vede il mondo tra 50 anni?
Io probabilmente non ci sarò, ma lui non ci sarà di certo, e questa è cosa buona…
Piter Cardone
Nessuno tocchi Adriano. Una “pausa” autentica alla barbarie a cui siete assuefatti. Aldilá di ogni esito e legge dell’trattenimento, si respira una sospensione, un tempo in levare, è lì che dovrebbe andare la televisione. Ci si ritrova di fronte a un affresco che, oltre ogni gusto, è soltanto suo. Non è importante come sia dipinto, se sia una bozza o una visione risolta. Mi chiedo, piuttosto, quanti di voi ne abbiano uno da dipingere, cosí riconoscibile. L’errore grossolano, puerile, è avere la presunzione di giudicarne l’opera o il prodotto. Nulla di piú sbagliato. Qualsiasi cosa faccia o dica Celentano non può essere sottoposta ad alcun giudizio. Rischiate il ridicolo dal pulpito delle vostre quattro mura domestiche, emananti tanfo di sottomissione a un reale che intimamente non ci riguarda, fieto di senso comune assunto per suddita passivitá e analfabetismo deteriore, civile, contemporaneao (non certo quello dei puri di Pasolini). Rischiate il ridicolo perchè state giudicando uno che comunica stando zitto. E potrebbe tacere ore. E non è neppure importante come la pensi, qual è il suo credo o quale sia il suo obiettivo. Scavalca il messaggio, il senso, li dissolve in maniera inconsapevole. Sbagliato gettare fango su chi comunque prova a 80 anni suonati a essere altro da sè, a ipotizzare, coi suoi strumenti, altri mondi mantenendo la freschezza di uno stile inconfondibile, a non accontentarsi mai, a resistere. A continuare a corteggiare l’ipotesi di un’altra TV. Bello o brutto, riuscito o meno, è una persona che merita rispetto. Fatevene una ragione, i celebri non sarete mai voi, nonostante crediate di stare al mondo dicendo la non-vostra. Il Celebre è solo lui. E ora continuate a sparare su questo evento. Viva Adriano.
Viva dio io e lei abbiamo opinioni diverse. E’ l’essenza stessa dell’opinione, personale, intima, figlia di un vissuto, di una cultura. Non devo giudicare, lei intima, aggiungendo una serie di aggettivi che francamente poteva risparmiarsi (puerile, ridicolo, analfabeta e via così). Io invece rivendico il diritto di giudicare. Giudico perché martellato da una pubblicità invadente e nel suo spropositato volume persino prepotente. Giudico perché posto di fronte ad un affresco, come lo sopravvaluta lei (opinione che per inciso reputo degna di rispetto, lo stesso rispetto che nei termini e nei modi lei non concede alla mia), ho delle sensazioni, delle emozioni, che non devono per forza essere adoranti come le sue (si renderà conto di certo che anche lei ha giudicato: “Nulla di più sbagliato!”, tuona tra l’altro dal suo di pulpito…). Giudico perché è tutto pubblico, è tutto propinato e quindi ritengo di avere il diritto – ed esercitandolo, il dovere – di esprimere la mia. E la “mia” deriva dalla “mia” idea del personaggio, che per fortuna è “solo mia” e non è conformata ad un’idea pubblica e condivisa. Per lei è Celebre, con tanto di maiuscola, per me è un ipocrita con tanto di minuscola, pagato a vagonate di euro per “non dire”, “non fare” e a stento comparire.
Ancora, lei si chiede “quanti di VOI ne abbiano uno da dipingere”, ancora sminuendo il popolino smunto, non degno, mai celebre… Beh, credo che ognuno abbia il suo, per quanto ridicolo, per quanto emanante tanfo e fieto, per citarla. E vabe’, anche quello merita rispetto, anche se più la leggo e più si fa dura attenersi a tale principio… Quello che di certo non ho, né io né lei suppongo, è un budget da 20 milioni di euro per mostrarlo su una rete nazionale, e questo sì che mi differenzia da un ottantenne che, nella sua visione di futuro che lei tanto osanna, fa racchiudere Napoli e “Mafia International” nello stesso disegno. E questo non è comunicare stando zitto, la comunicazione non è solo parola. E questa comunicazione urla: urla quantomeno pregiudizio, contento lei… La differenza sa qual è? Che io ho additato un personaggio pubblico, che in quanto tale soggiace ad onori ed oneri (tra i quali la critica); lei, con il suo indice e i suoi “quanti di VOI …”, “VOI non sarete…” “VOI credete…”, critica e giudica chiunque esprima un’idea diversa. E questo è lo schifo del nostro tempo. Ma viva sempre le opinioni!