E’ un appello accorato quello che lancia Salvatore Dare dal suo profilo facebook. Dare, giornalista professionista, è redattore della sezione cronaca di Metropolis.

Un appello che colpisce quanti – come noi – conoscono Salvatore e ne apprezzano le capacità e prima ancora lo spessore umano e professionale.

Un appello, quindi, che non possiamo non condividere e rilanciare.

c.d.b.

Fin da bambino sognavo di fare il giornalista. Iniziai a fare questo sogno quando a sette, otto anni, rimanevo incantato a vedere mio padre mentre leggeva il giornale. Lo notavo preso dalla lettura. Capivo che era importante. Ci sono riuscito, con sudore e sacrifici, con un percorso duro, con un miliardo di ostacoli che mi ha portato a divenire professionista, senza spinte, raccomandazioni. E ci sono riuscito grazie a chi mi vuole bene e mi ha sempre sostenuto nei momenti più difficili quando puntare a questa professione, anni fa, era già una chimera a dispetto di chi preferirebbe una mansione diversa ma più certa. Come me l’hanno fatto e lo fanno tanti altri amici, colleghi. A Metropolis, in tutto il Paese.

Lavoriamo 18 ore al giorno, siamo questi volti in questa foto in prima pagina: rinunciamo a tante cose, ad affetti, necessità, impegni, mettiamo da parte la famiglia, gli amici, tante cose. Chi mi conosce lo sa bene. Perché, forse peccando, accentro buona parte della mia vita e delle mie giornate nel mio lavoro che vedo come una vocazione. Non ci siamo mai arricchiti, siamo persone oneste. Che pagano le tasse, che versano i contributi. Siamo lavoratori puliti. Siamo soci della nostra cooperativa che edita il giornale. Siamo trasparenti. Siamo coloro che hanno dato voce a chi soffre, che combatte la camorra, la corruzione, abbiamo dato visibilità a persone e storie (anche politiche, anche di quel movimento che ci vuole stroncare) che se non ci fossimo stati sarebbero rimaste nell’anonimato, calpestate sì dai poteri forti. Siamo coloro che con inchieste e notizie hanno dato vita ad indagini, processi, condanne, contro la criminalità, contro i delinquenti. Siamo contro la barbarie di chi vuole piegare la democrazia. Siamo gente vera. Un governo dovrebbe creare lavoro e ambire al pluralismo. Invece oggi succede il contrario.

Il M5S vuole tagliare i fondi per il pluralismo. Si tratta di circa 50 milioni di euro all’anno, meno di un euro pro capite. Da anni il M5S sparge sui social la bufala secondo cui questi fondi vanno ai grandi giornali nazionali, quelli che “pilotano l’informazione”. E invece no. I fondi vanno a cooperative ed enti no profit, senza scopi di lucro, senza la possibilità di dividere gli eventuali utili. Ne beneficiano soprattutto le testate locali. Come Metropolis. Testate che raccontano al dettaglio tante fette di territorio dimenticate dalla grande stampa e dalla nostra classe dirigente. Aree che avrebbero voci in meno. Tagliando i fondi morirebbero tanti piccoli giornali: il risultato è un assist ai grandi giornali (che vorrebbero il taglio dei fondi), ai gruppi editoriali accusati di diffondere fake news contro il M5S, che avrebbero fette di mercato in termini di lettori e pubblicitarie più ampie.

Stando alle stime, tagliando 50 milioni, perderebbero il posto di lavoro 10.000 persone tra dipendenti diretti e quelli dell’indotto (giornalisti, poligrafici, amministrativi, dipendenti, collaboratori, tipografie, distributori, ispettori di vendita, agenzie di service, edicole). I fondi (che esistono in altre democrazie occidentali) vengono erogati per far sì che le piccole testate possano restare vive perché da sole non potrebbero stare sul mercato dell’informazione e della pubblicità che non tollera i soggetti di piccole dimensioni. La perdita del lavoro per 10.000 persone peserebbe tantissimo: verrebbero sì risparmiati 50 milioni di euro, ma in termini di ammortizzatori sociali e reddito di cittadinanza per 10.000 persone i costi per lo Stato sarebbero superiori a 50 milioni di euro. Pensateci quando (spero mai) resterò, resteremo senza lavoro e voi senza voce e loro, i padroni della Rete, diffonderanno la bufala della libertà di informazione e dei lavoratori salvati e difesi

Salvatore Dare