Raramente condivido le riflessioni del blogger Gaetano Maresca, in ogni caso quasi mai le trovo banali.

Certamente banale non è il suo ultimo commento dal titolo: “Il Primo della Classe”. Parole con cui Maresca scrive ciò che probabilmente tanti pensano. Parole in cui, senza citarlo, Maresca esalta apertamente la figura dell’ingegner Antonio Elefante ed in cui, sempre senza citare, ci accusa di copincollismo da emarginati dell’informazione.

Chiaro è il riferimento all’affaire ex Cirio, di cui questo blog si è ampiamente occupato e su cui Maresca offre un’altra chiave di lettura.

Può darsi abbia ragione Maresca, anzi è persino probabile.

Probabile che l’ingegnere Elefante sia davvero il vero mito dei nostri giorni. La figura a cui dedicare una piazza da vivo. Magari quella Piazza della Repubblica ricostruita secondo il suo progetto, in una cerimonia a cui prenderanno parte anche le frecce tricolori.

Una cosa è certa a quella cerimonia io non ci sarò.

Non me ne vogliano né Gaetano Maresca né l’ingegner Antonio Elefante. Nulla di personale nei loro confronti, anzi.

Sono però altri i principi, gli ideali ed i miti che mi ispirano e, in quest’ottica, chiedo scusa del disturbo anche a nome del Clan di Bertoldo.

Ecco stamattina avrei dovuto pubblicare le mie personali conclusioni sull’inchiesta giornalistica condotta dal Clan nei giorni scorsi, quella relativa proprio alla vicenda Cirio.

Allora quali conclusioni migliori?

Scusate il disturbo.

Tutto qui.

Johnny Pollio

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Ecco il commento di Maresca:

Probabilmente era il primo della classe. Magari quando c’era compito litigavano a chi dovesse sedere al suo banco. Ma anche la prof lo sapeva. E, lasciando tutti a bocca aperta, lo faceva accomodare sulla cattedra al suo posto.

Gli anni passano, in consiglio comunale i suoi interventi si vedeva che erano di un’ altra qualità. Poi arrivò l’apertura ai box interrati, quelli pertinenziali, quelli delle capriole contro quella benedetta legge 35/87. Una strage. I suoi progetti un passo avanti agli altri. Tutto border line? Forse. Le gelosie, gli scontri e “le ciucciarie” degli Uffici Tecnici, le frequentazioni all’estero. Poi, inaspettatamente, protagonista dell’abbattimento del secolo. Poi da Progettista a Impreditore e poi e poi… basta con questi giardini.

Mi pare un’ operazione sensata recuperare le vecchie fabbriche, oggi un cumulo di macerie, ricordo di un passato industriale svanito troppo presto che ha lasciato guasti al paesaggio e disoccupati arruolati dalla camorra.

Chi riempie quei vuoti sul lungomare della Città? Il pubblico? Sto aspettando. Ho visto solo realizzarsi, parzialmente, i progetti TESS: Marina di Stabia, e il recupero della vecchia calcina, oggi Towers Hotel. E poi? E poi il nulla. Scuole, ospedali, tribunali? Chi li ha visti. E’ tutto concentrato lì, al solito posto, a 25 chilometri, compreso il raddoppio del Ruggi d’Aragona.

Ma chi è che recupera il rudere dell’ex stabilimento “come natura crea”? Da dove prende i soldi? Ora c’è l’inviato speciale che ricama sulle carte che escono dalla porta di servizio del Tribunale. Teoremi, arzigogoli, supposte congetture, al solito solo supposte. Poi vedremo cosa resta una volta calato il polverone e i copia e incolla di chi è ai margini della comunicazione.

Volevate l’Ospedale Unico? Il raccordo autostradale col Marina di Stabia? Certezze sul futuro di Fincantieri? Le Terme vecchie e nuove? Una Circumvesuviana degna dei tempi? Il recupero della spiaggia della Città dove sversano le fogne di Gori Spa? Forse volevate l’hub di Masseria del Curato?

Ma chi chiede queste cose? Chi si batte per averle? Chi si fa sentire a Santa Lucia o al Centro Direzionale? Fatemi vedere cosa sapete fare. Sorprendetemi. Sorprendeteci.

Non perdiamoci di vista.