PER L’ANTEPRIMA CLICCA QUI

PER LA PRIMA PUNTATA CLICCA QUI

Incassata l’assoluzione per prescrizione ed anche la rielezione a Consigliere comunale – un decoroso ottavo posto con 377 voti di preferenza – a Costantino Russo restava da risolvere ancora la problematica amministrativa di quell’immobile acquistato tanti anni prima.

La pratica dormiva negli uffici da quasi un decennio, ma di certo non poteva evadersi da sola.

Non solo, anche risolverla era un bel grattacapo. Quell’immobile si trova in pieno centro storico. In zona 2 del PUT e gli abusi riscontrati dal Comune non erano affatto sanabili.

L’unica strada che restava da percorrere era quella di rimettere in pristino, come aveva ordinato lo stesso Comune nel 2003.

Anche qui c’era un problema. Anzi il problema dei problemi.

L’immobile era stato frazionato abusivamente.

Diviso in due particelle ed una di queste due particelle venduta ad un terzo.

Peraltro, una parte di quegli abusi contestati dal Comune (“Incrementi volumetrici localizzati al piano terra determinati, in particolare, dalla traslazione dell’originaria scala d’accesso ai livelli superiori” e “Realizzazione di un ulteriore livello al piano seminterrato in ampliamento all’originaria vanella”) erano stati realizzati proprio nella parte venduta al terzo.

Come se non bastasse il terzo dopo la vendita aveva ulteriormente scisso l’immobile, creando anche i sub 6 (appartamento di due vani), 7 (appartamento di 3 vani e mezzo) e 8 (magazzino locale deposito).

Un vero rompicapo.

Nel 2014 il Governo guidato da Matteo Renzi sembrava voler venire in aiuto ed approvava il cosiddetto decreto “Sblocca Italia” che nel settembre del 2014 diventava legge.

Con la riforma  anche il frazionamento o l’accorpamento di unità immobiliari con opere e con aumento di carico urbanistico finivano con il rientrare nella manutenzione straordinaria. Quindi diventavano interventi ammissibili nei centri storici.

Sembrava in parte fatta.

Finalmente il problema si poteva forse risolvere.

Purtroppo però, pochi mesi dopo l’approvazione dello “Sblocca Italia”, il settore urbanistico del Comune di Piano di Sorrento finiva nel ciclone. L’allora responsabile del settore, l’ingegnere Graziano Maresca, veniva coinvolto in un’inchiesta giudiziaria.

Il Sindaco Giovanni Ruggiero riorganizzava gli uffici. Creava una sorta di pool edilizia privata/lavori pubblici e ne metteva a capo la Segretaria generale Deborah De Riso, coadiuvata dal geometra Michele Amodio e dal geometra Dario Pappalardo.

Era il giugno del 2015 e già si iniziava a parlare delle elezioni che si sarebbero tenute nella primavera successiva.

I giorni riprendevano a passare e la polvere ricominciava ad accumularsi.

Dopo una travagliata fase pre-elettorale Costantino Russo rompeva gli indugi e decideva di ricandidarsi a sostegno dell’attuale Sindaco Vincenzo Iaccarino.

Qui si apre una piccola parentesi.

Già perché proprio Russo, nei frenetici giorni che precedettero la formazione delle liste, finì nel mirino del principale supporter di Iaccarino, quel Vincenzo Califano che attualmente ricopre l’incarico di portavoce dello stesso Primo cittadino.

Califano in un duro attacco sul blog da lui fondato, Politica in Penisola, il 9 aprile del 2016 così scrisse:

“Il consigliere Costantino Russo, titolare di una pizzeria nel centro storico di Piano, si accinge a concludere il suo secondo mandato con l’ansia di collocarsi nella lista vincente per coronare il sogno di diventare assessore (magari alle attività produttive) e qualche segreta ambizione gelosamente custodita e che, purtroppo per lui, non ha trovato soddisfazione nella consiliatura che si avvia al termine”.

Califano in realtà fu in gran parte profetico.

Costantino Russo, dopo tanto peregrinare, si collocò effettivamente nella lista vincente che ironia della sorte fu proprio quella di Vincenzo Iaccarino. Con oltre mille voti Russo risultò il terzo degli eletti e quindi fu nominato assessore.

Riguardo alla…

“…segreta ambizione gelosamente custodita e che, purtroppo per lui, non ha trovato soddisfazione nella consiliatura che si avvia al termine”…

…purtroppo non possiamo dire se poi ha trovato soddisfazione in quella attuale, perché Califano non disse in cosa consisteva questa…

“…segreta ambizione gelosamente custodita e che, purtroppo per lui, non ha trovato soddisfazione nella consiliatura che si avvia al termine”.

Segreta ambizione o non segreta ambizione, la strada sembrava oramai tracciata. L’assist del legislatore nazionale (lo Slocca Italia) sarebbe stata la stella polare per venire a capo di quella delicata vicenda.

Sarebbe toccato al solerte geometra Michele Amodio il compito di sbrogliare quella matassa.

Quello stesso Amodio, voluto dal nuovo Sindaco Vincenzo Iaccarino e che già aveva risolto a tempo di record la grana del vice-Sindaco Pasquale D’Aniello e relativa all’Hotel Sole Luna. (Per leggere di quest’altra nostra inchiesta giornalistica Clicca qui).

Incredibilmente però arrivava un nuovo stop.

Dopo qualche mese a frenare gli entusiasmi interveniva il Consiglio di Stato che, dovendo decidere su un caso analogo, faceva sapere che…

“…l’illecito amministrativo va assoggettato alla legge del tempo del suo verificarsi e rimane dunque inapplicabile la disciplina posteriore più favorevole”.

Deve essere confermata l’ordinanza di demolizione e ripristino dello stato dei luoghi.

Si ritornava al punto di partenza.

L’unica strada percorribile tornava ad essere quella del ripristino dello stato dei luoghi.

Arriviamo così ai nostri giorni.

Ai primi di settembre ed a quest’altro permesso rilasciato a tempo di record.

Il numero 64, quello con i beneficiari semisconosciuti. I coniugi Raffone/Russo.

Ebbene quel permesso non è un permesso normale, ma è un permesso rilasciato proprio per provvedere a ripristinare le opere in assenza di titolo.

Quali sono però queste opere realizzate in assenza di titolo?

A rigor di logica dovrebbero essere quelle oggetto della vecchia ordinanza del 2003, quella che portava la firma dell’ingegner Luigi Sorrentino. Quella che si basava sulla relazione del geometra Francesco Saverio Maresca.

Opere che consistevano in…

a) Redistribuzione funzionale esterna, comportante il potenziale frazionamento dell’originaria unità abitativa in almeno due unità immobiliari;

b) Trasformazione d’uso del locale sottotetto da uso pertinenziale ad uso residenziale;

c) Incremento di volume utile al piano terra ottenuto mediante la traslazione della scala d’accesso ai livelli superiori;

d) Realizzazione di un ulteriore livello sottostante il fabbricato, presumibilmente in ampliamento alla superficie edificata definita vanella nell’istrumento redatto in data 29/06/1998;

e) Opera di modifica dei prospetti del fabbricato.

Insomma quelle per cui i coniugi Raffone e Russo erano stati assolti solo grazie alla prescrizione.

Evidentemente perciò nel permesso si fa riferimento alla vecchia particella ormai soppressa: la 107 sub 3.

La logica, però, in questo caso salta.

Quella particella non esiste più. E’stata scissa in due e poi anche più unità. E’ stata persino venduta.

Allora per poter ripristinare occorrerebbe o coinvolgere il terzo acquirente o che si ponesse nel nulla quel contratto di compravendita e quindi tornassero unici proprietari i coniugi Raffone e Russo.

Tutto ciò dagli atti non risulta. Allora qualcosa non quadra.

Non è che quel ripristino è parziale e poi…poi si tirerà fuori qualche altro coniglio dal cilindro?

Forse la polvere è andata via da quel fascicolo troppo in fretta e come si sa in questi casi…

Canis festinans caecos parit catulos.

I cani, nel passare dal latino al linguaggio parlato, si sono trasformati in gatti, ma i figli sempre ciechi sono rimasti.

L’inchiesta si chiude qui, per il momento.

(FINE SECONDA ED ULTIMA PUNTATA)

Clan di Bertoldo