Nella scorsa puntata vi ho reso partecipi del mio disagio a dedicare troppo tempo ai fornelli, privilegiando dunque soluzioni di cucina rapida.

Vi ho anche detto che però questi escamotage non vanno bene quando si hanno ospiti a tavola.

Ebbene, ne ho avuto conferma l’altra sera, in occasione di una cena organizzata appositamente per  dimostrare le mie capacità culinarie.

Ma andiamo con ordine.

Tutto ha avuto inizio qualche mese fa, durante un pranzo domenicale in comitiva.

Ognuno doveva preparare una pietanza.

Chi si presentava con un dolce fatto in casa, chi con una parmigiana.

Una mia amica aveva addirittura preparato un’ottima lasagna. Che brava!

Ed io? Ho comprato  affettati e formaggi per l’antipasto.

Dopo una quindicina di giorni, è stata la volta di una grigliata serale.

Anche in questo caso si contribuiva scegliendo qualcosa da portare.

Fra contorni di verdure arrostite, patate al forno e pesce marinato, spuntava anche il mio buon vino d’annata.

Trascorse alcune settimane, è stata poi organizzata una cena a casa di un’amica.

Menù: pizze, ma da preparare lì tutti insieme.

Una sorta di gara, perché a fine serata, dopo i vari assaggi di margherite, ortolane e quattro stagioni, si sarebbe decretata la “migliore pizza”.

Io avevo tutte le buone intenzioni di impastare ed infornare, poi non ricordo quale contrattempo mi ha tenuta impegnata per un bel po’ e così alla fine ho comprato in rosticceria una bella familiare con salsiccia e broccoli.

Ovviamente la pizza più saporita era la mia!

Ma questa “furbata”, unita agli affettati ed al vino portati “belli e fatti” nelle precedenti occasioni, mi ha definitivamente consacrata come l’anticuoca della situazione.

Da allora è stato tutto un seguito di …

“Vai a mangiare dai tuoi, eh?”

“Ah, stai comprando un piatto già fatto?”

“Oggi pranzi con un panino?”

E chi più ne ha, più ne metta, con tanto di sghignazzi e risatine.

Io, nonostante fossi in effetti abbastanza indifendibile in materia, ho sempre tentato di salvaguardare la mia immagine, evitando di passare per la maldestra della situazione.

“Ma il fatto di non dedicare del tempo alla cucina non significa che io non sappia cucinare! Quando voglio applicarmi, so cavarmela bene.”

… ho più volte precisato.

E loro:

“Dimostraci che è vero!”

“Eppure vorremo vederti per una volta ai fornelli!”

“E quand’è che ti applichi?”

Gente di poca fede.

“Prima o poi vi inviterò a cena. Preparerò tutto io, dall’antipasto al dolce, e vi dimostrerò che anche se non mi piace cucinare tutti i giorni, se voglio, riesco a farlo!”

Ecco qua. Perché prima di parlare non conto fino a dieci?

Da allora il tormentone del: “Ma allora questo invito quando arriva?”

E così l’altro giorno mi sono decisa ad organizzare la famigerata cena dimostrativa.

Dodici gli invitati. Troppi.

Non è facile cucinare per molte persone, specie per chi, come me, non pratica spesso i fornelli. Ma non potevo fare diversamente. O tutti o nessuno, non mi piace fare selezioni e sottogruppi.

Non mi sono scoraggiata, però.

Ho contattato un mio amico che lavora come chef in un albergo per delle dritte sui piatti da scegliere e, soprattutto, su come prepararli.

Tre telefonate in tre giorni consecutivi. Ogni volta per cambiare menù e chiedergliene uno più fattibile, ma nemmeno troppo, altrimenti non avrei potuto dimostrare le mie abilità.

Già, ma quali abilità?!

Alla fine abbiamo optato per un antipasto di cocktail di gamberetti, un primo di linguine con le vongole, un secondo di filetti di merluzzo gratinato accompagnato da insalata  e, come dolce, la caprese al limone.

Ho letto e riletto gli appunti presi quando l’amico cuoco mi elargiva spiegazioni, ma ho fatto un errore. Avrei dovuto essere più sincera almeno con lui e dirgli:

“Tieni presente che non cucino quasi mai e queste ricette che mi stai suggerendo saranno anni che non le preparo!”

Invece mi sono posta come l’esperta della situazione, che aveva giusto bisogno di qualche consiglio per la scelta di un menù buono, ma non molto complicato, data la mancanza di tempo.

Ho valutato l’idea di preparare questi piatti qualche giorno prima per esercitarmi, ma poi ho cambiato idea.

In effetti, tanto per cambiare, ho avuto una settimana bella piena e quindi chi lo trovava il tempo di mettersi alla prova?

E poi ho anche pensato che magari mi sarebbe riuscito meglio il primo tentativo che non il secondo, allora ho preferito lasciare andare così, sperando in una buona dose di fortuna e confidando nelle mie doti innate, anche se non coltivate.

Almeno io devo crederci in me stessa, no?

Vi starete chiedendo come sia andata.

Eh, bella domanda, ma ne parleremo nella prossima puntata. Ho ancora tanto da raccontarvi su questo invito a cena…

Maelka